Enzo Baldoni, a dieci anni dalla morte ancora dubbi e ombre

Voleva capire, cercava di conoscere il mondo. Ha pagato questa sua sete di conoscenza e la sua generosità con la morte. Sono passati 10 anni dall’uccisione in Iraq di Enzo Baldoni, il giornalista – pubblicitario, volontario della Croce Rossa, nativo di Città di Castello e molto legato a Preci. Il ricordo seppur sbiadito dalla scia di sangue e di rapimenti che continuano a registrarsi in Iraq e in Siria, non si cancella. Chi ha avuto il privilegio di conoscerlo, lo ricorda come una persona geniale, educata, curiosa, con l’ostinazione del cronista che vuole raccontare cose che gli altri non raccontavano, come insegnano i grandi maestri del giornalismo. Nel 2004 era in Iraq per questo ma non era uno sprovveduto e un imprudente. Conosceva i rischi e sapeva muoversi. Non fu questo però il ritratto che uscì all’indomani del suo rapimento. Fu sequestrato il 20 agosto di quell’anno nei pressi di Latifiya, nel famigerato triangolo sunnita, mentre tornava verso Baghdad da Najaf, città sciita all’epoca sotto assedio, con un convoglio della Croce Rossa. Nei primi giorni del rapimento, i più preziosi per tentare il salvataggio, l’allora commissario straordinario della Croce Rossa, Maurizio Scelli, accreditò la versione di un Baldoni imprudente che si era avventurato a caccia dello scoop. La vedova di Baldoni, Giusi Bonsignore in questi anni si è fatta un’idea precisa sulla ricostruzione dei fatti: “Enzo fu abbandonato e denigrato – dice – Partì con un convoglio della Croce Rossa per portare aiuti a Najaf assediata e senza viveri. La sua auto era in testa alla colonna di aiuti. A Najaf, Enzo scese dall’auto con la pettorina della Croce Rossa e una bandiera bianca e attraversò la città a piedi facendo strada agli aiuti. Consegnati i viveri e soccorsi i feriti – continua Giusi Bonsignore – ripartirono con Enzo sempre capo colonna ma una mina esplose sotto la sua auto. Enzo fu rapito e il suo interprete fu ucciso”. La vedova attacca dicendo che dopo lo scoppio, il convoglio non si fermò e abbandonò Baldoni ancora vivo e furono diffuse notizie false nei giorni successivi che volevano “Enzo in giro alla ricerca di interviste impossibili”.

“Quello che ritengo abbia contribuito ad armare la mano dei suoi assassini – accusa Giusi Bonsignore oggi in un’intervista a Repubblica – è stata la denigrazione e lo schermo di alcuni giornali”.

Il 24 agosto del 2004 la tv Al Jazeera trasmise un video, con le immagini del cronista, in cui l’Esercito islamico dava l’ultimatum di 48 ore all’Italia per lasciare l’Iraq. Due giorni dopo, il 26 agosto, forse anche prima del termine dell’ultimatum, Baldoni fu ucciso e l’immagine del suo volto, privo di vita, fu pubblicato su un sito riconducibile allo stesso Esercito islamico. Il suo corpo non venne inizialmente consegnato alle autorità italiane ma i resti furono individuati dopo lunghe ricerche e tornarono in Italia nell’aprile 2009. Il funerale fu celebrato sei anno dopo l’uccisione, il 27 novembre 2012 a Preci dove la famiglia ha un agriturismo.

A distanza di dieci anni restano quindi ancora le ombre e le accuse sulla vicenda, mentre in Iraq come in Siria è tornato pesantemente l’inferno con giornalisti denigrati, uccisi e decapitati. L’ultimo l’americano James Foley, le immagini della cui esecuzione hanno sconvolto e indignato l’Occidente.

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