Fotoreporter di Foligno ad Amatrice: “Tragedia impossibile da descrivere”. ECCO LE FOTO

FOLIGNO – È partito stamattina all’alba, da Foligno verso Amatrice, per documentare attraverso i suoi scatti la tragedia del terremoto che alle 3.36 del 24 agosto ha colpito Lazio, Marche e Umbria. Il fotoreporter folignate Alexander Brucolini, noto per le sue appassionate foto-documentario sulle bellezze naturali dell’Umbria, stavolta ha deciso di ritrarre la parte più brutta della natura, quella che devasta, uccide, annichilisce, come il drammatico sisma della notte scorsa. Brucolini era nella sua casa a Foligno, insieme alla moglie e qui ha avvertito la forte scossa delle 3.36. Si è accertato che la sua famiglia fosse al sicuro e poi ha deciso di recarsi subito sul luogo simbolo delle violente scosse che hanno ferito parte dell’Italia centrale. È partito presto in auto, con la sua Nikon al collo.

“Sono andato subito – racconta a Umbria Domani – spinto dai miei quindici anni di volontariato nella protezione civile di Foligno. Volevo vedere con i miei occhi, capire, aiutare, documentare. I primi scatti li ho fatti nei pressi della galleria vicina alla località Biselli di Norcia, dove la strada era interrotta per alcuni cedimenti. Sono riuscito a passare, azzardando un po’, per andare verso Norcia dove la situazione stamattina era abbastanza tranquilla. Poi verso Amatrice, che è stata difficile da raggiungere. Sono passato per una strada interna che dbrucolinialla Valnerina porta a Rieti, a un certo punto era tutto bloccato, ho parcheggiato la macchina e fatto circa quattro chilometri a piedi per arrivare sul posto. Davanti a me – ha detto ancora Brucolini (nella foto) – ho trovato una situazione impossibile da descrivere. È tutto completamente distrutto, per la prima volta mi sono sentito in imbarazzo a fare delle foto. Ho fatto scatti molto forti, scene surreali, corpi senza vita estratti dalle macerie, difficile da raccontare. Amatrice è completamente a terra, è venuto giù tutto lungo la strada che attraversa il paese.  I collegamenti sono precari, i soccorsi difficoltosi. La scena che mi ha colpito di più  è stata  quella di una famiglia in attesa che i soccorritori estraessero dalle macerie i loro cari, nei loro occhi ho visto la paura e la speranza insieme. Chiamavano i dispersi per nome,  dicevano di fare silenzio nell’auspicio di sentire la loro voce. Alla fine quell’angosciosa attesa si è rivelata solo un’illusione: sotto le macerie spostate a mani nude c’era solo morte”.

Poi il fotografo è ripartito per l’Umbria, il rientro è stato complicato: “Era impossibile arrivare a Spoleto o Norcia, sulla Salaria la strada si è abbassata di una ventina di centimetri. Sono passato per il valico di Castelluccio e tornato per Visso”.

“È stata un’esperienza difficile – ha raccontato ancora Brucolini, specializzato in foto artistiche, ritratto di paesaggi, modelle, matrimoni – e non so che fare di quelle foto, credo resteranno a memoria  di una tragedia indescrivibile. Nei prossimi giorni tornerò ad Amatrice come volontario, c’è tanto bisogno di aiuto lì”.

Nei suoi scatti ad Amatrice, c’è tutta l’amara essenza di questa tragedia che, in pochi secondi, ha cancellato intere comunità, storie, vite. Ma sullo sfondo c’è anche la speranza che si può e si deve ricominciare.

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