Gubbio, convegno sulla rigenerazione urbana, Bocci: “Servono scelte coraggiose”

GUBBIO – “La rigenerazione è il tema dei prossimi anni per una regione come la nostra che ha bisogno di territorio. Necessarie dunque scelte coraggiose e diverse, con un approccio inclusivo che metta insieme professionalità diverse”. A dirlo il sottosegretario all’Interno Gianpiero Bocci, intervenuto al convegno “Disegniamo nuove città: rigenerazione urbana e sociale”, svoltosi  a Gubbio e organizzato dal gruppo Pd del consiglio regionale. Di prim’ordine i relatori: oltre a Bocci, c’erano l’Europarlamentare Simona Bonafè, il presidente nazionale dell’ordine degli Architetti Leopoldo Freyrie e l’architetto e consigliere comunale Virna Venerucci.

rigenerazione urbana 1“Il nostro sviluppo va ripensato nell’ottica della rigenerazione, del riuso e della rifunzionalizzazione, perché non è più sostenibile una crescita in cui l’aumento demografico è solo un terzo del consumo di suolo – ha detto il consigliere regionale Andrea Smacchi, introducendo i lavori – La crisi ha lasciato aree industriali abbandonate ed è in difficoltà, dopo il post terremoto, anche l’edilizia. In questo quadro si inserisce la necessità di uno sviluppo ecosostenibile, che non consumi di suolo ma rigeneri e metta anche a sistema tutti i beni demaniali tutt’ora inutilizzati. Per far questo serve un piano straordinario. Il dato che più di altri restituisce l’idea di questa situazione è quello che dice che in Umbria esistono 8.700 appartamenti invenduti, di cui tremila di nuova costruzione”. Ha quindi portato il saluto il sindaco Filippo Stirati: “Fondamentale il tema della qualità e non della quantità della crescita e del consumo di suolo, che tenga conto anche della coesione sociale”. Il compito di entrare nel merito dell’argomento all’architetto Virna Venerucci: “Ci auguriamo che parta da questi temi una nuova stagione di riforme. E’ la prima volta – ha detto – che la rigenerazione urbana e sociale, l’urbanistica e la sicurezza, vengono trattati insieme. L’Italia è stata caratterizzata da una crescita del consumo di suolo esponenziale: 70 ettari al giorno, 8 metri quadrati al secondo, con l’80 per cento della popolazione che vive nelle città. Numeri che hanno lasciato anche molte aree dismesse, dalle quali occorre ripartire. Le periferie devono tornare in cima alle priorità e devono essere riqualificate con tutti quegli strumenti utili alla creazione di un maggiore coesione, dalle piste ciclabili alle sale polivalenti, dai parchi a spazi per la creatività come i coworking”.  La Venerucci ha sottolineato come questa esigenza di rigenerazione urbana e sociale sia avvertita anche dal Governo, che ha stanziato 500 milioni di euro nell’ultima Legge di stabilità.

pubblico rigenerazione urbana“Molti cittadini vivono in una situazione di rischio idrogeologico – ha detto il presidente degli architetti Leopoldo Freyrie – il 70 percento abita in strutture costruite prima dell’entrata in vigore delle norme antisismiche. Una situazione non molto confortante, se consideriamo che l’ingente patrimonio edilizio italiano è la garanzia del nostro debito pubblico. L’urbanistica dunque va ripensata, cercando di liberarla dall’iper regolazione in cui si è bloccata negli ultimi anni. I nostri territori – ha continuato Freyrie  – devono ritrovare le proprie vocazioni e rigenerare è un modo per farlo”. L’Europarlamentare Simona Bonafè ha fatto il punto sulla sua attività in Europa proprio su questo fronte, illustrando il dossier sull’Economia circolare di cui è relatrice. “Il nostro modello di sviluppo – ha detto – non regge più dal punto di vista ambientale e industriale. L’economia circolare è una strada per uscirne attraverso la riparazione, il riuso e il riciclo della materia prima: dietro l’economia circolare c’è infatti la politica industriale dei prossimi anni. Per fare politica industriale serve però tornare ad investire, non servono bilanci statali in ordine e 28.000 disoccupati”. Per la Bonafè: “Riqualificando le piazze si migliora anche la qualità della vita e la sicurezza dei cittadini”. E’ toccato poi a don Angelo Fanucci, della Comunità di Capodarco, portare il proprio saluto. Poi la professoressa Paola De Salvo, sociologa dell’Ambiente, che ha ribadito l’importanza dell’approccio olistico al tema.

Conclusioni affidate al sottosegretario Bocci. “C’è un problema di politica – ha detto – che in questi anni ha lasciato troppi spazi, occupandosi solo di gestione. E’ fondamentale andare sempre di più verso una maggiore partecipazione delle scelte. Proprio dalle scelte si misura la buona politica”, ha detto il sottosegretario, citando il “grattacielo” di Porto Recanati come cattiva scelta e il protocollo stipulato da Ferrara, che mette a sistema i beni demaniali per renderli produttivi, come buona pratica. “La cattiva politica è quella che fa della gestione una trattativa quotidiana con interessi privati che a volte vogliono piegare quello pubblico”, ha continuato spiegando che “senza la ricostruzione di una identità e il recupero di una comunità non ci potrà mai essere rigenerazione. Così come il lavoro e la coesione sociale sono condizioni essenziali per la sicurezza. In tutto questo la politica deve costruire un orizzonte e una prospettiva”. Per il sottosegretario passa tutto attraverso nuovi strumenti: “quelli che hanno favorito l’abbandono del centro storico e il consumo delle campagne sono frutto di scelte sbagliate che hanno fatto tutti i Governi, anche nella sbornia della grande distribuzione che ci ha fatto chiudere le vetrine del centro. Ogni saracinesca abbassata ha significato l’abbandono della via, che diventava meta di spacciatori e scippatori”. In questo quadro Bocci ha portato l’esempio di Fontivegge e del centro storico di Perugia.

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