Le politiche attive del lavoro sono un miraggio: necessario riformare il sistema

FOLIGNO – Le politiche attive per il lavoro sono ancora un obiettivo da perseguire, in Umbria come nel resto d’Italia dove occorre riformare il sistema perché quanto messo in campo finora è superato e non basta. Questo in sintesi il messaggio lanciato venerdì, a Foligno, nel corso dell’incontro dedicato al tema dell’occupazione, promosso dall’associazione culturale “Il Baiocco”, a cui hanno partecipato l’assessore regionale Luca Barberini, la segretaria regionale della Cisl, Paola Pietrantozzi, il responsabile del Centro per l’Impiego del territorio folignate Antonio Guerrini e Stefano Laurenti, responsabile delle risorse umane dell’azienda Meccanotecnica Umbra.

FullSizeRender (5)“Le politiche attive del lavoro – ha detto Pietrantozzi – sono una realtà da raggiungere, finora in Italia sono state praticate politiche passive dell’occupazione, che non hanno costruito niente. Il lavoro dignitoso si crea attraverso sistemi organizzativi con soggetti variegati che fanno incontrare domanda e offerta. I tirocini formativi dovrebbero essere limitati, mentre è opportuno favorire l’apprendistato professionalizzante”.
Guerrini ha sottolineato, tra l’altro, che “in Umbria ci sono tante aziende in crisi ma si fatica anche a trovare lavoro altamente qualificato, cosa ormai necessaria in aziende del comparto meccanico che ancora trainano la nostra economia”.
Laurenti ha evidenziato che “la crisi è finita, oggi c’è un nuovo modo di vedere le cose e il lavoro, si va verso la fabbrica 4.0 e sono fondamentali i sistemi digitali per cui è fondamentale una riconversione dei profili professionali e una maggiore formazione. In futuro non è detto che ci sia lavoro per tutti, lo Stato dovrebbe fare una ricognizione generale e le aziende dovrebbero reinvestire nel sociale”.
FullSizeRender (7)L’assessore Barberini ha tracciato un quadro della situazione umbra: “La nostra comunità regionale perde ogni anno 4-5mila abitanti, molto più della media nazionale. Ed è sempre più vecchia, con il 26 per cento della popolazione sopra ai 65 anni. Calano gli artigiani, si perdono saperi e posti di lavoro. Aumentano i disoccupati, ma la cosa più preoccupante sono gli indifferenti, quelli che non lavorano e non cercano lavoro che sono in forte aumento”.
“Quanto messo in campo finora non basta – ha detto ancora Barberini – bisogna riformare il sistema puntando su alcune azioni: formazione più adeguata, semplificazione della pubblica amministrazione, rapporto diverso con l’università che oggi appare poco innovativa e formativa, puntare su un’Europa diversa, che guardi oltre i vincoli per favorire la ripresa”.

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