Metalmeccanici Terni: nuovo sciopero e presidi in viale Brin e a Maratta

TERNI – Nuovo sciopero dei metalmeccanici di Terni “per uscire dalla situazione di stallo, che ricade tutta sulle spalle dei lavoratori”. E’ questo il significato dell’assenza di 4 ore dal lavoro per i sindacati Fiom, Fim e Uil.Appuntamento a Terni mercoledì 13 luglio per rilanciare la vertenza per il rinnovo del contratto nazionale. Quattro ore di astensione dal lavoro per turno con due presidi davanti a luoghi simbolo per il settore a Terni: le acciaierie Ast in viale Brin e il Tubificio di Maratta.

I segretari di Fim, Fiom e Uilm di Terni, Claudio Bartolini, Claudio Cipolla e Nicola Pasini, hanno spiegato le motivazioni di questa nuova mobilitazione: “I lavoratori stanno scioperando ancora una volta in tutta Italia per respingere la posizione di Federmeccanica, che vuole smontare il contratto nazionale, cancellando diritti e azzerando gli aumenti contrattuali – hanno detto – speriamo che questa nuova mobilitazione, che sta registrando adesioni massicce in tutto il paese, li porti a ragionare, aprendo un vero tavolo di trattativa su basi completamente diverse”.

I segretari ternani di Fim, Fiom e Uilm hanno ricordato che dall’inizio dell’anno sono ormai quasi 30 le ore di sciopero messe in campo dalle tute blu: “Un grande sacrificio per i lavoratori in un momento difficile come questo – hanno sottolineato Bartolini, Cipolla e Pasini – ma che si rende necessario per ottenere il giusto riconoscimento per 1,5 milioni di addetti (il comparto più grande dell’industria privata in Italia, ndr) e respingere quello che è chiaramente un attacco al contratto nazionale e ai diritti”.

Lo sciopero, come detto, sarà accompagnato da due presidi davanti a luoghi simbolo dell’industria meccanica ternana: “Scendiamo in strada per dare visibilità alla nostra protesta e chiamare a responsabilità anche le istituzioni – hanno concluso i segretari delle tute blu – perché deve essere chiaro che non si tratta di una vertenza chiusa all’interno di una categoria, ma di una battaglia comune in difesa del contratto nazionale e del diritto ad un giusto salario per tutti i lavoratori”.

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