Norcia, sulla Pala del ‘500 il Comune fa spallucce, si chiede aiuto al ministro

NORCIA – Da quarant’anni a Norcia l’arte moderna corre in soccorso dell’arte antica. Un’associazione di volontari, “Una mostra un restauro”, grazie alla collaborazione dei maggiori pittori italiani contemporanei, ha realizzato dal 1974 ad oggi una trentina di restauri di opere antiche. Un’azione di soccorso quanto mai preziosa in un tempo di spending review, con risorse sempre più risicate soprattutto quando si parla di cultura e di arte.

L’intervento funziona così: l’associazione realizza una mostra con le opere donate dagli artisti e con il ricavato della vendita, finanzia il restauro di un’opera antica. Un’iniziativa lodevole per l’impegno dell’associazione a tutela del patrimonio artistico locale e per la collaborazione degli artisti che si mettono al “servizio” del bene comune. Le cose però non filano sempre così lisce. Quest’anno la mostra, ospitata storicamente nella ex Chiesa di San Francesco, è stata messa nelle condizioni di dover traslocare nella, seppur rispettabile, location della Chiesa di Sant’Agostino, concessa dalla Curia.

Una diversa sensibilità o più semplicemente una divergenza di vedute tra l’attuale amministrazione comunale e l’associazione che da sempre rivendica una sua autonomia e non accetta etichette, sta rendendo difficoltosa l’attività stessa dell’associazione. Perseguendo la mission di tutela, salvaguardia e il restauro dei monumenti di Norcia e del territorio, i volontari si trovano ancora una volta a dover preservare la monumentale pala d’altare, l’Incoronazione della Vergine, di Jacopo Siculo del 1541 ospitata proprio a San Francesco. Si tratta di un olio su tavola di eccezionale valore artistico oltre che di grandi dimensioni (circa 4 metri per 6), riportata a Norcia grazie proprio a “Una mostra un restauro” nel 2005 dopo 25 anni di abbandono in un laboratorio di restauro di Spoleto. Lo scorso anno l’associazione ha difeso la Pala anche da un ipotetico dannoso trasferimento in un’altra chiesa.

Oggi deve proteggerla dalle vibrazioni e dalle onde sonore prodotte dagli strumenti musicali dei concerti bandistici che vengono autorizzati nell’auditorium di San Francesco. Durante le esecuzioni si raggiungono livelli di pressioni sonora che possono provocare fessurazioni, scollamenti delle tavole e cadute di colore. Rischio ben noto all’Istituto Centrale del Restauro che in passato ha consigliato all’associazione di proteggere la pala con uno schermo fonoassorbente.

Anche il Soprintendente dei Beni e delle Attività culturali dell’Umbria lo scorso mese di febbraio raccomandava all’associazione che “la pala, in mancanza di adeguata protezione, non venisse sottoposta a sollecitazioni indotte dall’elevata intensità delle emissioni sonore”.

Nel frattempo, mentre l’associazione ha organizzato l’edizione 2014 di “Una mostra un restauro” proprio per reperire i fondi necessari all’acquisto di un sipario fonoassorbente, l’amministrazione comunale ha predisposto il cartellone estivo di manifestazioni prevedendo comunque concerti bandistici all’interno di San Francesco. A nulla sono servite le rimostranze dell’associazione. Considerata la bella stagione e le splendide location anche all’aperto di cui Norcia dispone, non sarebbe stato difficile trovare una collocazione alternativa.

La giunta Alemanno ha tirato dritto e ha messo l’associazione nelle condizioni di dover trasferire altrove la mostra in quanto, secondo l’amministrazione comunale, le opere (quest’anno più di 400) avrebbero dovuto essere smontate in occasione dei concerti e rimontate dopo. L’associazione ha sollecitato il soprintendente dell’Umbria affinché intervenisse sul sindaco, proprio come aveva fatto con “Una mostra un restauro”, per fare presenti i rischi per la Pala e l’opportunità di ospitare i concerti altrove. Una sollecitazione caduta, al momento, nel vuoto.

La questione, se la si vuol semplificare, pare essere in questi termini: per l’amministrazione comunale i concerti a San Francesco non si toccano e… “pace” alla Pala, per “Una mostra un restauro” al contrario l’opera di Jacopo Siculo è troppo preziosa e va difesa a tutti i costi, tanto che pare sia pronta una lettera da inviare al ministro dei Beni Culturali, Dario Franceschini, per richiamare la sua attenzione sul caso. Difficile tirare le somme di questa vicenda senza far ricorso al buon senso e richiamare l’onestà intellettuale. Un buon “padre di famiglia” dovrebbe saper mediare e riconoscere la validità delle idee e dei progetti indipendentemente dalla fonte da cui provengono, specie se questi tutelano il patrimonio comune.

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