Omicidio Iordache: confermata la condanna a 16 anni per Andrea Arcangeli

TERNI – 16 anni per Andrea Arcangeli. Questa la condanna per il ternano accusato dell’omicidio volontario di Victor Marian Iordache. Davanti alla corte d’Appello di Perugia è stata confermata la condanna presa già dal tribunale di Terni in primo grado, lo scorso 7 ottobre.

Arcangeli, il ternano di 45 anni reo confesso del delitto dell’amico, Iordache, rumeno di 38 anni, aveva richiesto il processo per rito abbreviato.

Il delitto venne compiuto la sera del 21 aprile 2014. Andrea Arcangeli si trovava insieme all’amico in via Mola di Bernardo, all’interno del garage di sua proprietà. Fra i due, secondo gli inquirenti, c’era un rapporto di amicizia molto stretto, una ‘relazione sentimentale’ vera e propria. Al culmine di una lite, dalla pistola di Arcangeli sarebbe partito il colpo che ha raggiunto mortalmente Victor Iordache. Dopo averlo ucciso, Arcangeli era tornato in casa a dormire.

Il mattino seguente aveva caricato il cadavere di Victor sull’auto della moglie, per poi dirigersi nei boschi fra Miranda e Stroncone dove lo aveva sepolto fra la fitta boscaglia e lo aveva ricoperto anche di cemento e calce.
Le indagini della squadra Mobile, diretta al tempo da Francesco Petitti, erano scattate il 28 aprile con la denuncia di scomparsa da parte dei familiari del 38enne. E subito si erano indirizzate sul delitto passionale scavando nel passato di Andrea e Victor Marian. Il 2 luglio 2014, Andrea Arcangeli era crollato e aveva confessato delitto conducendo gli inquirenti nel luogo dove oltre due mesi prima aveva sepolto Victor Marian Iordache.

Il giudice Massimo Zanetti accolse la richiesta del pm Elisabetta Massini, che aveva chiesto che le attenuanti generiche, in particolare per la collaborazione dell’indagato nel ritrovamento del cadavere, fossero ritenute prevalenti sulle aggravanti escludendo la premeditazione del delitto.

I legali difensori dell’uomo, avvocati Francesco Mattiangeli e Vittorina Sbaraglini, mercoledì mattina hanno presentato un’istanza di una riduzione della condanna. Questa richiesta in virtù del riconoscimento delle attenuanti generiche che, secondo la difesa, avrebbe dovuto portare ad un alleggerimento della sentenza.

In attesa delle motivazioni i due legali pensano ad un ricorso in Cassazione.

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