Orvieto, impianto a biomasse a Le Crete: il Comune impugna la determina della Regione

ORVIETO – La Regione, in una determina, ha stabilito la realizzazione di un nuovo impianto di trattamento delle biomasse alla discarica Le Crete. Un provvedimento destinato a far alzare il polverone della polemica e che il Comune è pronto a impugnare. Lo dice il sindaco Giuseppe Germani a seguito del consiglio comunale di ieri, dove si è discusso sulla gestione del ciclo dei rifiuti nel territorio. “In tutte le sedi, dall’Ati all’Auri – ha spiegato il sindaco – è stato detto chiaramente che Orvieto non ne può più. Tutti però dobbiamo essere consapevoli della situazione e lavorare per raggiungere l’obiettivo che è quello di puntare all’economia circolare”.

Sull’ampliamento della discarica anche Raffaele Nevi, capogruppo Fi a Palazzo Cesaroni, che annuncia una interrogazione. “L’Assessore Cecchini sembra che in occasione delle sua visita ad Orvieto abbia dichiarato che non si opporrà al parere negativo all’ampliamento del secondo calanco, espresso dal Comune di Orvieto. Ora sarebbe necessario sapere se possiamo quindi definitivamente considerare chiusa la partita con un rigetto dell’autorizzazione chiesta da Acea, oppure si continua a dire una cosa e a farne un’altra. Sarebbe bene che la posizione della Regione fosse finalmente chiara e definitiva e per questo annuncio la presentazione di un’interrogazione urgente”.

Sulle barricate anche la Lega. I consiglieri infatti hanno partecipato al consiglio comunale aperto, auspicando  che “la presidente della Regione Catiuscia Marini desse finalmente una risposta chiara e definitiva sul futuro della discarica delle Crete, ma siamo rimasti doppiamente delusi: la presidente ha scelto di sottrarsi al confronto con la comunità orvietana, così come ha fatto in questi mesi in Consiglio regionale, mentre l’assessore Cecchini non ha voluto, o potuto, pronunciare quelle parole che un’intera città aspetta ormai da anni”.

Secondo i due consiglieri regionali del Carroccio “il territorio di Orvieto ‘ha già dato’ contribuendo negli anni alle esigenze di smaltimento sia a livello regionale che nazionale. Il ricordo dei rifiuti campani, sulla cui natura c’è molto da chiarire, è ancora vivo. Come ricordato da molti degli intervenuti di ieri, se oggi l’Umbria è in emergenza è perché tutto quello che andava fatto è stato solo annunciato. Se il Piano regionale di gestione dei rifiuti approvato nel 2009 fosse stato realmente attuato – continuano -, l’Umbria, alla luce della propria dimensione e popolazione, avrebbe potuto evitare ampliamenti delle discariche e scongiurare il rischio della realizzazione di un nuovo inceneritore”.

Per Fiorini e Mancini, “è giusto che la Regione riconosca le proprie colpe e non chieda un ulteriore sforzo ad un territorio già così fortemente penalizzato. Le scelte non possono essere guidate, come in passato, dagli interessi economici a scapito delle comunità e dei territori. Il punto – spiegano – non è stabilire se le volumetrie residue si esauriranno nel 2021 o prima, ma stabilire una volta per tutte che la scelta scellerata di prevedere una discarica a tre chilometri, in linea d’aria, da uno dei centri storico-artistici più importanti d’Italia e al centro di un territorio agricolo di pregio (Doc, Docg e Igt) – concludono – non può essere ulteriormente tollerata. Perché errare è umano, ma perseverare è diabolico”.

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