Referendum, Gozi lancia appello all’Umbria: “Da voi mi aspetto molto per il Sì”

SPOLETO – “Mi aspetto molto dall’Umbria perché nei momenti cruciali c’è sempre stata e questo lo è perché il 4 dicembre ci giochiamo il futuro dell’Italia”. È l’appello lanciato da Sandro Gozi, sottosegretario alla presidenza del Consiglio,  a Spoleto, in un incontro promosso nel pomeriggio del primo dicembre, con il sottosegretario al ministero dell’Interno, Gianpiero Bocci, e l’assessore regionale Luca Barberini.

“Dobbiamo mobilitarci al massimo – ha detto Gozi – perché c’è un referendum che rappresenta un momento altissimo di democrazia. Questa riforma è rivoluzionaria perché fa cose che avremmo dovuto fare da tanto tempo. Domenica voteremo su questa scheda dove c’è “scritto” abolizione delle province e del Cnel, diminuzione dei costi della politica, fine del bicameralismo paritario, semplicità, velocità, modernizzazione. Domenica non votiamo sul contesto economico e sociale italiano ed europeo, che non piace neppure a noi e per questo stiamo cercando di cambiarlo, ma su un quesito preciso.

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Dobbiamo dire sì o no a un testo preciso – ha spiegato ancora Gozi – e se diciamo sì, l’Italia e il Governo avranno più forza per cambiare questo Paese e per farsi valere in Europa. Quello proposto della riforma costituzionale è un testo che rende la democrazia italiana più efficiente e più giusta. I tempi delle decisioni sono oggi il cuore della democrazia, i tempi del 1948 non sono più adatti. Il vero rischio autoritario è mantenere lo status quo, perché finti rivoluzionari come Grillo si nutrono di questo e se questo cambia non hanno più ciò su cui abbaiare”.

Il sottosegretario Bocci ha evidenziato che “serve uno sforzo per convincere chi ancora non ha deciso se andare a votare e come votare: domenica non bisognerà eleggere un nuovo Parlamento, ma decidere se cambiare il nostro Paese oppure rinviare questa speranza ai prossimi 20 anni”.

“Il nostro – ha continuato Bocci – è un Paese che ha una sacca che tende a conservare l’esistente, tutti chiedono di cambiare poi all’ultimo momento c’è una parte molle che vive da anni di privilegi, benefici, interessi, corporazioni, che che tende a voler mantenere la situazione in cui siamo e che difficilmente si arrende a mettere in discussione certezze conquistate negli anni. Poi c’è una parte che, non avendo proposte alternative, la mette sul piano dello scontro all’interno del Paese.
Ma va chiarito che non andiamo a fare una rivoluzione costituzionale, ma una riforma che farebbe qualunque buon padre di famiglia: rimettiamo ordine e diamo funzionalità alle istituzioni. Il Parlamento non perderà la sua centralità, il presidente del Consiglio non aumenterà i suoi poteri. Daremo attuazione al principio per cui tutti gli attori dello Stato concorreranno finalmente allo sviluppo della democrazia e del Paese. Il 4 dicembre dobbiamo scegliere se prendere strada del rinnovamento o continuare nella palude”.

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L’assessore Barberini ha sottolineato che “la riforma è stata attesa da tanti anni per migliorare l’Italia, non tocca principi fondamentali ma solo il modello organizzativo dello Stato. Vogliamo provare a dare una risposta più efficace ai bisogni del Paese, che sono diversi rispetto a 70 anni fa. Oggi servono chiarezza, semplicità, velocità. Andiamo anche a sanare un conflitto di competenze tra organismi dello Stato, che finora ha prodotto squilibri impressionanti. In pratica si tratta di una sfida tra chi vuole cambiare Paese e chi si definisce progressista ma di fatto lo è solo dello status quo”.

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