Terni, movente passionale dietro l’omicidio del muratore albanese

TERNI – Era convinto che la vittima, vecchio amico di famiglia, avesse avuto in passato una relazione con la sua ex moglie, ora in Germania, Kujtim Beli, albanese di 60 anni, fermato dai carabinieri con l’accusa di avere ucciso a Terni, a colpi di pistola, il suo connazionale Demir Hyseni, 49 anni. Sarebbe questo il movente del delitto, secondo quanto appurato dai militari del reparto operativo-nucleo investigativo che conducono le indagini.

Beli è stato bloccato al porto di Bari mentre cercava di imbarcarsi per il suo Paese di origine.
I dettagli dell’operazione sono stati illustrati in una conferenza stampa dal comandante provinciale dell’Arma, colonnello Giovanni Capasso, e da quelli del nucleo investigativo, Pietro Petronio, e della compagnia di Terni, Dario Allegretti. Come già ipotizzato in un primo momento, secondo gli investigatori a spingere Beli ad attendere il carpentiere, sposato e padre di tre figli, sotto la sua abitazione e poi a sparargli dopo una lite in strada, sarebbero stati motivi passionali. Ma il sessantenne – operaio saltuario che aveva già abitato a Terni per alcuni anni con la moglie, fino al 2013 – negli ultimi giorni avrebbe anche chiesto aiuto all’amico nel trovare lavoro in città, ricevendo il rifiuto del connazionale.
Questi, infatti, non avrebbe più voluto avere rapporti con lui.

Già la sera precedente il delitto – è stato appurato dai tabulati – i due avevano avuto dei contatti telefonici, elemento che ha permesso agli investigatori di risalire all’utenza del presunto omicida. All’uomo i militari sono giunti anche dopo avere individuato, grazie alla banca dati interforze, un’auto a lui intestata, acquistata anni fa nel vicentino, e trovata parcheggiata nel porto pugliese, dove il sessantenne era sbarcato il 10 luglio, per poi raggiungere Terni con il treno.

E’ proprio nei pressi della vettura, che stava cercando di rivendere ad un italiano per far perdere definitivamente le sue tracce, che Beli è stato bloccato dai militari. Con sé – è stato riferito ancora in conferenza stampa – l’uomo aveva, in una busta, anche gli indumenti indossati al momento del delitto, in base alla descrizione dei testimoni che hanno assistito alla sua fuga. Anche la moglie e la figlia della vittima, accorse in strada a seguito della lite, hanno riconosciuto l’albanese, con il quale la famiglia di Hyseni in passato si frequentava. Un’amicizia, questa, conclusa quando Beli aveva iniziato a sospettare della relazione clandestina e si era trasferito in Germania con l’ex moglie (che nello stesso anno aveva anche presentato denuncia per maltrattamenti nei confronti del marito, sempre ai carabinieri di Terni), per poi tornare in Albania.

Nelle ore successive al fermo il presunto omicida non ha fatto dichiarazioni agli inquirenti sulle accuse contestate. Si trova ora a Bari, in attesa di essere trasferito nelle prossime ore a Terni, a disposizione del pm Raffaele Pesiri. Nei prossimi giorni verranno svolti accertamenti dei Ris anche sulla pistola straniera, che non risulta censita, con la quale Beli ha sparato all’amico, ritrovata nascosta in un bidone dei rifiuti vicino al luogo del delitto.
“Abbiamo fornito una pronta risposta di fronte a questo grave fatto, grazie anche alla bella e concreta collaborazione dei cittadini, dimostrando che il sistema Paese funziona” ha commentato il colonnello Capasso, esprimendo soddisfazione per il rapido arresto del presunto assassino da parte dell’Arma.

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