Assisi, l’assessore Porzi: “Gli oratori, protagonisti anche in Europa”

ASSISI – L’assessore provinciale, Donatella Porzi, ha preso parte questa mattina all’ H2O, il forum degli oratori italiani. Nel suo intervento ha sottolineato l’importanza dell’iniziativa quale momento di scambio e ha offerto ai partecipanti alcuni spunti di riflessione.

“Questo happening, che è un’opportunità di confronto e di scambio per tutti gli educatori che vi operano – dice Donatella Porzi – è un’occasione, anche per chi opera in altre realtà, come la scuola o altre  istituzioni pubbliche, per riflettere con attenzione sul tema proposto della spiritualità e su come esso, in fondo, riassuma in sé la questione della crescita e dello sviluppo della personalità dell’individuo, e con esso di tutta la collettività, in tutte le sue sfaccettature. A questo scopo mi è sembrata particolarmente suggestiva l’immagine, proposta dalla Nota pastorale della CEI (Conferenza episcopale italiana), dell’oratorio come “Laboratorio dei talenti”.

In ogni luogo deputato alla sana crescita della persona, come nella scuola ma anche in tutte le forme di associazionismo giovanile dove si praticano le più diverse attività, sportive, culturali, ricreative, del volontariato, in fondo l’obiettivo prioritario può essere individuato nel richiamo alla spiritualità e alla messa a frutto dei talenti dell’individuo. Non è un caso che anche Papa Francesco, in una delle udienze tenutesi lo scorso anno, lo abbia fatto, riprendendo sinteticamente il tema sviluppato più ampiamente nella Nota pastorale ad esso dedicata, in cui si sottolinea l’importanza fondamentale dell’educazione alla vita buona del Vangelo, vita buona considerata “Il Laboratorio dei Talenti”, appunto.

Voglio, consegnare e precisare alcuni concetti: anche così, recuperando il significato più profondo che le parole hanno, si contribuisce a realizzare la vita buona, fatta di rapporti autentici, di amore, verità. Cos’è il talento? È la risorsa che continuamente cambia e rinnova la nostra vita, è la sua linfa, il suo nutrimento, un’energia creativa che vive dentro ognuno  di noi e che, lasciata libera, porta ogni persona alla sua  piena e spontanea realizzazione.  È un patrimonio alla portata di tutti, che non riguarda  capacità speciali ma l’attitudine a seguire le proprie vere inclinazioni, la realizzazione di se stessi, a qualsiasi età.  L’espressione del proprio talento permette di manifestare  la propria vera natura.

Il talento è presente in ogni individuo, è una “forza” in grado di guidare l’uomo verso le scelte più  coerenti per far affiorare la sua essenza, la sua irripetibile  impronta sulla terra. Molti  pensano che il nostro processo di crescita finisca quando  il corpo, le sue funzioni e i suoi organi sono del  tutto formati. Giunti all’età adulta, insomma, secondo  questo modo di pensare, non ci sarebbe più nulla che  debba evolversi in noi. Niente affatto: ci sono in tutti noi funzioni invisibili,  sottili, di cui il talento è espressione sintetica,  che non cessano mai di svilupparsi e di crescere ed è  soprattutto lì che si gioca la nostra identità e la possibilità  di realizzarsi ed essere felici. È fondamentale comprendere che l’anima non smette  mai di fiorire nel corso della nostra vita e che dipende  da noi nutrirla nel modo giusto. Le funzioni “sottili”  legate all’anima e al talento costituiscono la trama  profonda del nostro essere, come un germoglio che  prepara i suoi frutti. Far emergere il talento significa  dunque “fare i frutti” della pianta che siamo.

Tutto questo concorre a formare il nostro talento,  quel tratto originale e unico che ci contraddistingue l’uno dall’altro. Il “talento” fu presso molti  popoli antichi il nome di una moneta, un’unità di misura  del valore economico. Solo con la progressiva diffusione del Vangelo il termine talento cominciò a prendere altri significati, rispetto a quelli prettamente economici che lo contraddistinguevano all’origine, in  seguito alla nota parabola contenuta nel Vangelo  secondo Matteo.

In seguito alla diffusione della parabola dei talenti, alla parola  talento venne poi attribuito comunemente il significato  di qualità, di dote. Così diventò di uso comune anche  la frase: “far fruttare i propri talenti”, con il significato di mettere a frutto le proprie qualità personali. Sì, è tutto bello, eppure manca qualcosa,  e senza questo qualcosa non possiamo veramente dirci  felici. Forse siamo incontentabili?  No, in molti casi qualcosa manca veramente, solo che  si tratta di un elemento a cui non diamo abbastanza  importanza: qualcosa che ci metta in contatto diretto  con noi stessi: la ricerca del nostro essere più profondo, di quella spiritualità che va oltre le cose materiali, che più ci avvicina a Dio ma anche agli altri uomini. Anche questo, soprattutto questo deve essere il nostro talento: un bagaglio di valori da riscoprire dentro di noi, da tutelare e da mettere in pratica, nelle forme che ci sembra più giusto utilizzare.

Forse non siamo stati abituati a dargli  voce abbastanza, fino al punto che non sappiamo cosa sia e quale  sia. Far emergere il proprio talento e coltivarlo cambia  completamente il modo di stare nella realtà. Ha  un effetto prodigioso sulla psiche: ci fa sentire bene e  realizzati. Ma per avere questo effetto dobbiamo individuarlo  o riscoprirlo,  difendendolo dagli innumerevoli impegni della vita quotidiana, dagli stereotipi delle false realizzazioni di sé oggi dominanti. La nostra unicità va difesa e tutelata.

Viviamo in tempi difficili per tutti, e in particolare per i giovani. Sappiamo dalle indagini effettuate in Europa ed in Italia le difficoltà più evidenti vissute dai giovani: abbandono scolastico, bassi tassi di scolarizzazione e, in particolare, di scolarizzazione terziaria (cioè di livello universitario), fenomeno dilagante dei Neet (Not in education, or employment or training), disoccupazione, incertezza nelle prospettive future.

Tutte problematiche molte ben presenti a livello europeo e nella strategia “Europa 2020” che guiderà le azioni europee nel prossimo settennio, che dovranno contribuire ad una crescita intelligente, sostenibile, inclusiva, in questo operando una più stretta connessione tra gli aspetti economici, ambientali e sociali di ogni progetto approvato. Un’enfasi particolare viene dato alle problematiche sociali più urgenti prima elencate, ed in particolare alla questione giovanile. Essa può senz’altro rientrare nei macro programmi approvati di recente dall’UE, come ad esempio Erasmus Plus. Il nuovo programma Erasmus Plus combina tutti gli attuali regimi di finanziamento dell’Unione europea nel settore dell’istruzione, della formazione, della gioventù e dello sport, compreso il precedente programma di apprendimento permanente (Erasmus, Leonardo da Vinci, Comenius, Grundtvig), Gioventù in azione e cinque programmi di cooperazione internazionale (Erasmus Mundus, Tempus, Alfa, Edulink e il programma di cooperazione con i paesi industrializzati). Esso comprende inoltre per la prima volta un sostegno allo sport. Ma anche nel programma Europa Creativa possiamo trovare delle possibilità di finanziamento.

Europa Creativa è un programma quadro di 1,46 miliardi di euro dedicato al settore culturale e creativo per il 2014-2020, composto da due sottoprogrammi (Sottoprogramma Cultura e Sottoprogramma Media) e da un fondo di garanzia per il settore culturale e creativo. In sintesi, le problematiche giovanili prima elencate, dunque, possono essere affrontate da vari punti di vista ed essere inserite in progetti a valenza europea. Ecco che l’incremento della scolarità può essere senz’altro considerato un fattore importante per la crescita personale, ma anche un fattore che può agevolare l’inserimento nel mercato del lavoro; La riscoperta dei comuni valori europei, tra i quali quelli cristiani, quelli presenti in tutte le costituzioni nazionali ed anche nella Carta dei diritti fondamentali, favorisce l’allentamento delle tensioni sociali e contribuisce al rafforzamento della coesione delle comunità.

Ecco, dunque, che anche gli oratori possono diventare luoghi e soggetti protagonisti di una progettazione europea volta ad affrontare le problematiche sociali del contesto in cui sono immersi, nell’ambito di partenariati pubblico-privati che includano anche gli enti pubblici, in particolare per la conduzione di attività informali e non formali, ma pur sempre educative, al fine della diffusione dei valori della tolleranza, della solidarietà, dell’amore verso il prossimo, e del rafforzamento di quelle competenze trasversali, utili in ogni professione ma anche nella vita privata degli individui, come saper stare in gruppo, programmare e realizzare un progetto, individuarne le criticità e farvi fronte. Tutto ciò nell’ambito dei valori cristiani, ma direi universali, dell’amore, della tolleranza, del rispetto della vita e della dignità delle persone che è bene supportare in questi tempi di crisi, economica e di valori, con la consapevolezza che un piccolo aiuto può essere determinante per l’individuo e, dunque, per l’intera società, per la scoperta e la messa a frutto dei propri “talenti” nel senso evangelico ma anche laico prima richiamato”.

Tutto ciò nell’ambito dei valori cristiani, ma direi universali,  dell’amore, della tolleranza, del rispetto della vita e della dignità delle persone che è bene supportare in questi tempi di crisi, economica e di valori, con la consapevolezza che un piccolo aiuto può essere determinante per l’individuo e, dunque, per l’intera società, per la scoperta e la messa a frutto dei propri “talenti” nel senso evangelico ma anche laico prima richiamato.

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