Per l’ex ospedale di Città di Castello a giudizio anche la giunta regionale: oltre alla Tesei e Coletto citati gli ex dg Dario e Gentili

Non solo la presidente Tesei e l’assessore Coletto dovranno rispondere di un presunto danno erariale ma sarà l’intera giunta regionale a comparire il prossimo 20 settembre davanti alla Corte dei Conti. Con loro, oltre all’ex sindaco di Città di Castello Luciano Bacchetta, sono stati citati anche l’ex direttore generale dell’Usl 1 Gilberto Gentili, l’ex direttore regionale della sanità Claudio Dario e cinque dirigenti della regione: Graziano Antonielli, Evelina Autiello, Maria Balsamo, Angelo Cerqueglini e Mauro Pianesi.  Per la Tesei, Coletto, Bacchetta i magistrati contabili chiedono la condanna al risarcimento a titolo doloso mentre per gli altri a titolo gravemente colposo. Sono in tutto 14 le persone chiamate dalla Procura della Corte dei Conti dell’Umbria a risarcire un presunto danno erariale di quasi 4 milioni di euro, 3.797.058 per l’esattezza. La vicenda, come abbiamo già ricostruito ieri, riguarda il cosiddetto lascito delle sorelle Mariani, con un testamento di quaranta anni fa. Il lascito al comune da parte delle sorelle Mariani era però vincolato: ogni risorsa doveva essere utilizzata per migliorare e semmai ristrutturare l’ex ospedale tifernate.  Per questo, la condotta dei 14 citati, sia pure a vario titolo, avrebbe ” comprovato l’intenzionalità e la volontarietà della condotta illecita dei convenuti, in totale spregio del vincolo di destinazione in favore del nosocomio”. Per l’accusa, quindi, i 3.721.000 andrebbero restituiti al comune di Città di Castello. Nel 2021 la giunta regionale dell’Umbria ha deciso invece il trasferimento della somma alla Usl Umbria 1, togliendo – a parere della Corte dei Conti – un importante patrimonio al comune di Città di Castello. Due sarebbero stati gli atti successivi dell’Usl  Umbria 1 che confermerebbero l’accusa della Procura: con una parte dei 3 milioni e 797 mila euro la Usl Umbria 1 avrebbe acquistato la nuova risonanza magnetica dell’ospedale tifernate ( 1 milione circa) mentre con una seconda decisione sarebbero stati destinati duecentomila euro alla Muzi Betti, una casa di cura per lungodegenti. La giunta regionale, a sua volta, si difende sostenendo che la somma del lascito trasferita dal Comune di Città di Castello è “interamente presente nelle casse della Asl 1 e sinora non utilizzata” precisando poi che “il lascito esprime unicamente la volontà delle sorelle Mariani che se ne faccia uso per alleviare la sofferenza dei malati della comunità tifernate, senza riferimento alla ristrutturazione dell’ex ospedale”. Saranno i giudici, il 20 settembre prossimo, a stabilire se c’è stato o no un danno erariale e se la condotta degli indagati sia stata “illecita, in totale spregio del vincolo di destinazione”.