La difficile democrazia

di Pierluigi Castellani

Due notizie non buone ci hanno raggiunto in questi giorni. Dalla Germania arriva la notizia delle difficoltà che incontra Angela Merkel nel formare il suo nuovo governo e l’ombra della incertezza politica che, di riflesso, si allunga sull’Europa tenuto conto del ruolo di guida, che la Germania ha svolto per tutto il nostro continente. C’è poi la notizia, tutta interna al nostro paese, che Piero Fassino non è stato in grado di convincere l’MDP ad entrare in una larga coalizione di centrosinistra con tutte le conseguenze che si possono immaginare. Ma è soprattutto il venir meno dell’efficacia del cosiddetto modello tedesco, che evidenzia  le difficoltà che sta incontrando la concezione di democrazia a cui siamo abituati e che è stata adottata in tutto l’occidente. Si diceva che la democrazia tedesca fosse stabile perché la sua legge elettorale consentiva il formarsi di governi duraturi per l’aver introdotto la sfiducia costruttiva.

Ed ora si viene a scoprire che la legge elettorale tedesca, pur con lo sbarramento al 5%, è sostanzialmente una legge proporzionale, che con la presenza di una pluralità di partiti difficilmente porta alla costruzione di maggioranze omogenee e stabili. Ed anche la constatazione che in Italia il centrosinistra trova difficoltà a costruire una coalizione vincente porta a considerare non solo il pericolo che possano prevalere il centrodestra o i 5Stelle, ma che depotenziando il polo del centrosinistra, che in via ipotetica potrebbe anche attrarre il 40% degli elettori, le prossime consultazioni elettorali producano, ancorchè la nuova legge elettorale ,il cosiddetto rosatellum, sia parzialmente maggioritaria, nessuna maggioranza  nel nuovo parlamento consegnando il nostro paese ad una pericolosa instabilità politica. Del resto è risaputo che eventuali larghe maggioranze, politicamente innaturali, poco potrebbero fare per il paese essendo costrette,  per la loro eterogeneità, ad abbandonare ogni programma di riforme di cui l’Italia ha invece urgentemente bisogno. Ed allora che cosa dovremmo dedurre da queste constatazioni, che la democrazia non sia più la migliore forma di governo di cui si è sempre detto ? Certo che no, perché basterebbe una legge elettorale adeguata, come il doppio turno alla francese od  anche la riadozione del cosiddetto mattarellum, perché si possa giungere alla formazione di un governo dotato della necessaria stabilità. E’ inutile a questo punto cercare il perché non si è giunti in Italia ad un sistema elettorale prevalentemente maggioritario anche se si conoscono quali siano le forze politiche ,che hanno osteggiato questo disegno.

Purtroppo ora è anche evidente come l’obbiettivo prioritario per ogni democrazia debba essere il riavvicinare alla politica, e quindi ai valori democratici, quanti si rifugiano nell’astensionismo per sfiducia nei partiti o nel sistema democratico come lo abbiamo conosciuto fino ad ora. L’assurdo sta  nel fatto che stiamo vivendo queste difficoltà in un momento in cui l’Europa ed anche l’Italia stanno uscendo dalla crisi ed in una stagione politica in cui altri paesi, lontani dai nostri livelli, guardano con speranza e fiducia al sistema di vita e di welfare, che nell’Europa ed anche nel nostro paese è stato assicurato. Forse occorre riproporre all’attenzione degli elettori nuove grandi sfide, come è avvenuto nel passato quando l’Italia, ma anche tutta l’Europa, stava uscendo dalle macerie della guerra. Oggi grazie a Dio non siamo in quelle condizioni ma dobbiamo ugualmente guardare con più attenzione al futuro senza ripiegarci su noi stessi, senza continuamente guardare al nostro personale tornaconto  riscoprendo invece quello che una volta chiamavamo il bene comune. Del resto se in Italia non siamo stati capaci ad introdurre  un sistema elettorale più adeguato dopo lo sciagurato porcellum, che in ogni caso è quello che ci ha dato l’attuale parlamento ora in scadenza, è proprio perché anche le forze politiche hanno guardato al proprio tornaconto, assicurandosi di essere comunque rappresentate adeguatamente in parlamento, anziché pensare a come dare al paese maggioranze, possibilmente omogenee e stabili, per affrontare con decisione le sfide difficili che abbiamo di fronte. Queste sfide, ricordiamolo, si chiamano soprattutto governo adeguato e giusto della globalizzazione, lavoro per i giovani, superamento delle disuguaglianze sociali e pace in quei territori dove le guerre stanno apportando dolore e miseria. Ora non resta che attendere come si ricucirà una maggioranza in Germania e sperare che  in Italia i tre poli nonostante le difficoltà evidenziate  possano riuscire a dare al nostro paese, dopo le prossime lezioni, un governo all’altezza dei problemi che ci riserva il futuro.

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