Le occasioni perdute

di Pierluigi Castellani

Si fa un gran parlare in questi giorni delle modalità con le quali il parlamento sta approvando la legge di bilancio, che una volta veniva chiamata la finanziaria. E’ certo che il maxiemendamento, con molti commi, presentato dal Governo non è proprio il massimo per una legge che dovrebbe contenere solo poche e leggibili norme con i dati di bilancio all’interno dei quali dovrebbe muoversi tutta l’azione di governo nel prossimo 2020. Inoltre il maxiemendamento è stato dilatato nelle sue dimensioni da numerosissime norme di spesa, anche di ridotta entità, per interventi minuziosi di varia natura e di diversa urgenza in modo da venire incontro a richieste di singoli parlamentari o per soddisfare varie categorie o  dare risposta ad emergenze non più trascurabili nel territorio del paese.

E’ normale legiferare in questo modo? La risposta non può che essere decisamente no. Però il centrodestra, minoranza nell’attuale parlamento, non può certo gridare allo scandalo ed eccepire l’incostituzionalità del provvedimento perché quando era al governo, la Lega anche nel precedente governo giallo-verde, non ha fatto che seguire questa prassi , oramai consolidata, ed è più volte giunta all’appuntamento del 31 dicembre con altrettanti maxiemendamenti approvati poi con duplice voto di fiducia, uno alla Camera e l’altro al Senato. Questa prassi consolidata è stata seguita anche dai governi di centrosinistra soprattutto quando venivano presentati, a scopo ostruzionistico, migliaia e migliaia di emendamenti. Chi scrive è personalmente testimone di una finanziaria che ebbe alla Camera 50.000 (sic) emendamenti. Sorge a questo punto una domanda:  perché tutto questo e come si può ovviare a ciò?La risposta sta nell’evidenza della farraginosità dell’iter parlamentare in un sistema bicamerale paritario come il nostro. Quando per un disegno di legge comincia la cosiddetta “navetta” tra una camera e l’altra per forza di cose molti disegni di legge finiscono su un binario morto ed il governo ha un solo modo per portare a casa, in tempi necessariamente certi ( è il caso soprattutto della legge di bilancio), un provvedimento che porre la questione di fiducia. E poiché la legge di bilancio, se si vuole evitare l’esercizio provvisorio, rimane l’unica legge di cui è certa l’approvazione entro l’insuperabile 31 dicembre di ogni anno, ecco che questa legge viene imbottita – è il caso di dirlo – di numerose norme di spesa, che magari durante l’anno, o gli anni, si sono incagliate nelle lungaggini dell’iter parlamentare. Da qui deriva il corposo maxiemendamento, necessitato anche dal fatto che i regolamenti parlamentari – soprattutto quello del Senato – imporrebbero un voto di fiducia su ogni articolo con le conseguenze che si possono immaginare. Da qui la necessità di rivedere un bicameralismo paritario perfetto come prevede la nostra Costituzione ed anche una diversificazione delle funzioni delle due camere. Ma a questo punto non si può non evidenziare, che proprio questo prevedeva il progetto di riforma costituzionale del governo Renzi ,poi affossato dal referendum popolare .

Quella riforma, tra l’altro, conteneva anche la riduzione del numero dei parlamentari, che è stato oggetto di una recente riforma voluta dai 5Stelle e che ora sarà sottoposta al previsto referendum confermativo. Per questo parliamo di occasioni perdute ed è per questo che il centrodestra, che è stato magna pars nella propaganda del no a quel referendum, non può ora lamentarsi di come vanno necessariamente le cose nel nostro sistema bicamerale perfetto quando, insieme ai 5Stelle, porta la responsabilità della perdita di quella occasione, che è stata poi persa da tutto il paese.