Perugia, al via la demolizione del maxi complesso di Ponte San Giovanni: 13 anni fa la zona fu sequestrata al clan dei Casalesi

Con una riduzione della cubatura prevista pari alla metà del volume, ha preso il via nel quartiere perugino di Ponte San Giovanni la demolizione del maxi complesso ex Palazzetti, lungo via Adriatica. Il progetto, chiamato Ps5g, è finanziato con fondi Pinqua, il programma innovativo  per la qualità dell’abitare. Il complesso, già acquistato dall’Ater, diventerà entro febbraio 2026 “un’area della città con un volto assolutamente nuovo”. L’ha sottolineato il sindaco Andrea Romizi, che in occasione dell’avvio delle demolizioni ha ricordato l’impatto dei vari progetti Pinqua per il quartiere. L’area di via Adriatica, da anni nel degrado, ricordata per le infiltrazioni della criminalità organizzata e oggetto di un fallimento, nella sua nuova veste porterà “una nuova qualità dell’abitare con un mix di alloggi, spazi comuni, servizi”. Nel dettaglio è prevista la demolizione di due dei quattro edifici, passando da 72 mila a 35 mila metri cubi, considerando che negli altri saranno eliminati due piani. Nell’ottica di una rigenerazione anche di tipo sociale saranno realizzati servizi, come strutture educative, una piazza, un asilo, un parco della musica. La revisione degli spazi consentirà di ricavare 42 appartamenti. A vedere la prima fase della demolizione anche tanti residenti del quartiere, dove c’era grande attesa per l’opera che cancella anni di degrado. Il progetto Pinqua 1, dal valore complessivo di oltre 22 milioni di euro (la partita del complesso di via Adriatica ne vale da sola 12), è strettamente connesso ad interventi di valorizzazione dei siti museali ed archeologici delle necropoli etrusche dei Volumni e del Palazzone. L’area Ex Palazzetti, circa 15 anni fa, fu al centro di una grossa operazione antimafia che portò all’arresto di sedici persone accusate, a vario titolo, di appartenere al clan dei Casalesi. Secondo la Direzione distrettuale antimafia l’organizzazione mafiosa cercava di investire denaro sporco infiltrandosi nell’economia perugina. L’obiettivo era quello di ripulire denaro sporco proveniente dalla droga e dal racket. Il sistema era più o meno quello delle scatole cinesi: con i soldi del clan dei Casalesi si acquistavano aziende in crisi, attività commerciali, alberghi e appartamenti. Gli inquirenti di allora raccontarono di una vera e propria “vocazione imprenditoriale” dei Casalesi da portare a termine in Umbria. L’operazione, denominata Apogeo, fu condotta dall’allora magistrato della Dda di Perugia, Antonella Duchini.