In Umbria ogni anno 2 mila casi di ictus cerebrale: metà sono donne. Terza causa di morte, l’importanza di riconoscere i sintomi

In Umbria si verificano circa 2 mila casi all’anno di ictus cerebrale. A fornire il dato è Valeria Caso, neurologa della stroke unit presso la Medicina interna vascolare d’urgenza dell’ Azienda ospedaliera di Perugia e membro dell’Organizzazione mondiale ictus-World stroke organization, in occasione della giornata nazionale della Salute della donna e della ottava edizione dell'(H)open week organizzato dalla fondazione Onda con l’obiettivo di promuovere l’informazione, la prevenzione e la cura al femminile. Secondo la neurologa, la metà dei colpiti sono “donne ultra ottantenni, giovani in età fertile con emicrania con aura, fumatrici che assumono la pillola e in menopausa”. Spiega la dottoressa Valeria Caso: ” L’ictus è causato dall’improvvisa chiusura o rottura di un vaso cerebrale e dal conseguente danno alle cellule cerebrali per la mancanza dell’ossigeno e dei nutrimenti portati dal sangue. Il cervello, a questo punto, non è più in grado di funzionare in modo corretto e porta ad un malfunzionamento di quelle che sono le nostre cosiddette “funzioni nobili” come il linguaggio, i movimenti e la sensibilità. L’ictus cerebrale in Italia rappresenta, dopo le malattie cardiovascolari e le neoplasie, la terza causa di morte e la prima causa assoluta di disabilità nell’adulto”. In Italia, ogni anno, 150 mila sono i nuovi casi mentre le restanti 35 mila sono recidive. “Nel periodo post-menopausale – afferma ancora Valeria Caso – entrano in gioco i fattori di rischio convenzionali. Le donne sono più a rischio, rispetto agli uomini, di fibrillazione atriale, di ipertensione e in considerazione della maggiore tendenza all’obesità, sono più suscettibili a sviluppare sindrome metabolica e diabete. Anche il ruolo della terapia sostitutiva ormonale rimane ancora dibattuto come fattore di rischio per l’ictus nella donna”.  Per questo,  afferma la neurologa parlando dei possibili campanelli d’allarme, è importante “sensibilizzare la popolazione sull’importanza di riconoscere prontamente i sintomi dell’ictus e sulla necessità di un accesso tempestivo a un trattamento specialistico per ridurre quanto più possibile i danni cerebrali provocati da questa patologia  tempo-dipendente”. In poche parole, più rapidamente si interviene in corso di ischemia (possibilmente entro 4-5-6 ore dall’esordio dei sintomi) e più cellule cerebrali si possono salvare, favorendo una migliore ripresa dall’ictus.  I sintomi riferibili all’ictus sono: improvvisa riduzione o perdita di mobilità e di forza, improvvisi deficit  sensitivi (con asimmetria della bocca che appare storta soprattutto quando il paziente prova a sorridere), al braccio e o alla gamba di un lato del corpo. Improvvisa difficoltà nel parlare e o nel comprendere il linguaggio altrui, improvvisi disturbi visivi a carico di uno o di entrambi gli occhi, perdita di coordinazione dei movimenti, sensazione di vertigine, di sbandamento e o caduta a terra e improvviso mal di testa”. Esiste, inoltre, un codice ictus  che viene attivato dal 118 con una preallerta del pronto soccorso dove viene attivato il protocollo ictus che coinvolge il medico dell’emergenza del pronto soccorso, il neurologo vascolare della stroke unit, il neuroradiologo e il neuroradiologo interventista, se necessario. La riabilitazione, dopo un ictus cerebrale, inizia già all’ospedale con l’obiettivo di una buona ripresa del paziente che,dopo l’evento acuto, deve reinserirsi in famiglia e nella società e poter condurre una vita il più possibile attiva.