DIS…..CORSIVO. IL TORCICOLLO

NOSTRADAMUS di Maurizio Terzetti / Ognuno, in natura, si difende come può, mimetizzandosi e assumendo le fattezze più ingannevoli quando sente minacciata la propria incolumità, diversamente non più difendibile se non cercando di somigliare a qualcun altro, a qualcos’altro, a chicchessia purché non sia se stesso.

Un esempio strabiliante di tale complesso di pratiche puramente difensive ci viene segnalato dalla cronaca di una istituzione locale. Sverna in questi giorni da noi, contro ogni regola stagionale, che lo vorrebbe in Africa, un esemplare di Jynx Torquilla, volgarmente detto Torcicollo. È un parente stretto del picchio, ma, a differenza di questo, non martella con il becco il tronco degli alberi, limitandosi a introdurre nelle fessure dei formicai la propria lingua, protrattile e vischiosa. Per il resto, è un grazioso volatile di 20 cm di lunghezza dal piumaggio screziato dominato dai colori grigi e bruni, con il ventre più chiaro e le piume del vertice del capo erettili.
Non mi sto interessando così a fondo di lui perché voglio tuonare contro i cambiamenti climatici che gli hanno fatto scambiare l’Oasi La Valle di San Savino per un deserto africano. Il Torcicollo m’interessa in sé, perché, studiando la sua tecnica difensiva corporale, se ne potrebbe ricavare un qualche apologo sul modo di comportarsi di una certa parte del mondo politico umbro, quella alle prese con le ormai vicini ostilità elettorali. E gli elementi di somiglianza dell’innocuo pennuto euroasiatico con i nostri politici sono, prima di tutto, la “risata” e, in seconda battuta, la torsione del collo, che è valsa allo Jynx Torquilla, così battezzato da Linneo nel 1758, il popolare, ambiguo soprannome di Torcicollo.
La “risata”. La livrea estremamente mimetica del Torcicollo ne rende difficile l’avvistamento e, di conseguenza, il segnale principale del suo arrivo in primavera è rappresentato dal suo caratteristico richiamo, per certi versi simile a una sorta di risata.
Mi pare molto efficace l’accostamento fra il Torcicollo e i politici candidabili perché anche la capacità mimetica di questi ultimi è considerevole, specie se pensiamo che fino all’ultimo uccelli politici d’ogni genere svolazzano fra ambienti alberati e boschi radi sempre senza che si sappia dove stanno per posarsi, in quale lista, in quale apparentamento, dentro quale pattuglia in ricognizione. Sapremo dove hanno scelto di nidificare quando saranno essi stessi, in primavera, a farcelo sapere, lanciando, come il Torcicollo, gridolini che possono essere interpretati come risate se tutto andrà bene, come lamenti se ci sarà stato l’impallinamento elettorale.
In ogni caso, per concludere questo aspetto della questione, ogni candidabile è avvertito: meglio mimetizzarsi fino all’ultimo, mai lasciarsi distinguere fin da adesso perché si verrebbe scambiati per più prosaici piccioni che per leggiadri Torcicollo.
Ma la caratteristica ancora più inquietante del raffronto tra il Torcicollo e i politici umbri è la torsione del collo. Per quanto dotato dalla natura di un ragguardevole mimetismo, il Torcicollo va incontro alle insidie più varie provenienti dal regno animale. Così, contro il predatore che ha messo su di lui gli occhi in maniera troppo pericolosa, il Picide Torcicollo allunga il collo, gonfia le penne della testa e si muove lentamente avanti indietro facendo credere al predatore di avere a che fare con un pericoloso serpente, dal quale è meglio allontanarsi.
A me questo allungare e ruotare il collo all’indietro, mantenendo immobile il resto del corpo, fino a che il becco guarda la coda, ricorda i tribalismi congressuali dei partiti, le torve rivalità degli aspiranti, gli sguardi biechi che catturano le telecamere nei talk show elettorali, gli sguardi immusoniti rivolti a chi avanza troppe pretese, le spettralità totemiche di chi combatte per l’ultima difesa, pronto ormai a lasciare il campo all’uccello più forte di tutti, quello o quella che, passato il pericolo, ridistende il collo, guarda di nuovo in avanti, riprende il volo che, fra i Torcicollo da cui siamo partiti, è dolce ondulato come quello dell’allodola.
E questo scenario, luoghi propri e impropri per svernare a parte, lo vedremo giusto nella prossima primavera, sperando di passare, noi, un inverno al riparo dal torcicollo, quello vero, che si prende se non ci ripariamo bene, con calde sciarpe, dalle raffiche di tramontana elettorale.

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