DON MILANI MAESTRO E PROFETA

di Pierluigi Castellani

Anche in occasione del centenario della nascita la figura di don Milani rimane controversa. Di recente Luca Ricolfi su Il Messaggero del 26 maggio ha parlato del priore di Barbiana come una sorta di agitatore sociale, asserendo la inattualità della sua scuola. Del resto lo stesso Ricolfi , in altri suoi scritti aveva inserito don Milani tra coloro che hanno contribuito alla dequalificazione della scuola del nostro paese. Ma già il sacerdote fiorentino era stato oggetto delle incomprensioni , tra gli altri, di Indro Montanelli e di Sebastiano Vassalli , che lo definì ” un maestro improvvisato e sbagliato”. Tutta la vita di don Milani è stata costellata di difficoltà e di aperta ostilità tanto da subire emarginazione dopo la pubblicazione di “Esperienze Pastorali”  con l’ essere relegato dalla curia fiorentina nella sperduta parrocchia di Barbiana. Ma lì invece a contatto con la povertà, sia materiale che culturale, delle famiglie contadine del luogo si matura la vera vocazione del priore, quella dell’educatore, consapevole che sta proprio nel recupero della padronanza della lingua e della parola  la scommessa per il riscatto dei poveri e degli emarginati, E’ così che la scuola diventa per don Milani lo strumento essenziale per questo riscatto. Sa bene il priore che è la capacità di espressione, del farsi capire, che può portare i giovani montanari della sua scuola a prepararsi un futuro ed a rompere le barriere della loro emarginazione, tanto da far dire al Cardinale Martini :” Il primato della parola è insomma la più profonda, la più costante, la più coerente intuizione della sua vita”. La sua concezione educativa viene alla scoperto ed alla notorietà con “La lettera alla professoressa”, che non delinea una scuola dequalificata. Anzi tutt’altro. La sua scuola  non è una scuola facile, è di duro impegno , che non conosce soste, riposo o vacanze, ma è proprio attraverso questa durezza che i giovani di Barbiana sapranno farsi strada nella vita, costruirsi un futuro, diventare sindacalisti e politici, conoscere il mondo con lo studio delle lingue. E chi lo considera inattuale non tiene conto della profondità  del suo insegnamento. Si pensi a quanto sia attuale nel mondo di oggi assillato dal crescere delle disuguaglianze il suo avvertimento secondo il quale in un mondo di diseguali non si possono fare parti uguali per tutti. Del resto chi riduce il priore di Barbiana ad un mero agitatore sociale non ha capito nulla del sacerdote, della sua incrollabile fede e della sua indiscussa fedeltà alla Chiesa. Senza l’orizzonte della sua fede non si comprende nulla di Don Milani, che anzi va ben oltre, che non si arrende alla lotta di classe, come si comprende bene leggendo la sua lettera a Pipetta, il giovane comunista con cui don Milani aveva familiarità. Scrive infatti : ” quando assieme avremo scavalcato la cancellata, e avremo occupato quella villa del padrone, e tu sarai contento di avere ottenuto tale risultato, non ti fidare di me, sappi che io ti tradirò “. E’ che l’orizzonte di don Milani andava ben oltre le cose terrene, tutta la sua vita è  stata guidata dal Vangelo, dalla speranza, che per lui era certezza, dell’approdo al regno dei cieli. Sta in questa dimensione che va recuperata tutta l’ attualità del suo insegnamento.