IL CORONAVIRUS, IL POPULISMO, LA CINA E ALTRO

di Anchise

La pandemia, che sta preoccupando il mondo, sta evidenziando, senza tanto clamore, un mutamento molto significativo dello scenario internazionale di cui ancora è difficile delineare l’approdo finale. Dapprima sembra essere tutto partito dal ritirarsi dell’America di Trump dagli impegni derivanti dal rapporto con i suoi tradizionali alleati. All’inizio c’è stata la sottovalutazione della Nato fino a considerarla come qualcosa di desueto. Infatti sono note le preferenze di Donald Trump per  i rapporti bilaterali a scapito del tradizionale multilateralismo. Così la Gran Bretagna è stata assecondata se non sollecitata a rompere con l’Unione Europea e la stessa Europa viene vista con qualche fastidio nell’ interlocuzione tra Est ed Ovest, poi ci sono state la rottura con il trattato sul nucleare con l’Iran e l’uscita unilaterale americana dall’accordo di Parigi sul clima, tutti e due  trattati sostenuti con forza dall’intera UE. C’è stata infine la guerra dei dazi con la Cina, che ha destabilizzato i rapporti commerciali dei paesi europei, che intendono mantenere saldi i loro rapporti di import-export con il gigante asiatico. Il risultato di tutto questo è che sulla scena internazionale nel campo lasciato libero dagli Usa si sono affacciati due interlocutori forti come la Cina di Xi Jinping e la Russia di Putin, entrambi interessati a contendersi la leadership mondiale e ad un’Europa meno forte sullo scacchiere internazionale. Il risultato è stato abbastanza singolare, per non dire stravagante, in occasione degli aiuti internazionali all’Italia per far fronte all’emergenza sanitaria. Sia la Russia che la Cina sono state pronte all’aiuto del nostro paese con materiale sanitario e con personale medico e sanitario  nel pieno dello scoppio dei focolai del Covid-19. E questi aiuti sono stati bene utilizzati propagandisticamente dai due paesi per presentarsi come interlocutori affidabili ed amichevoli nei confronti dell’Italia. La stravaganza dov’è ? Risiede nel fatto che tra i primi ad osannare questi interventi, oltre ovviamente l’ufficiale ringraziamento del nostro governo, sono state sia in Italia che in Europa le forze ideologicamente più distanti , o meglio che dovrebbero essere più distanti, da un paese guidato da uno dell’ex Kgb come la Russia, un paese  non certo esemplare sotto il profilo democratico, e da un paese dichiaratamente comunista come la Cina non certo un campione di diritti umani. Non c’è soltanto il rapporto, ancora da chiarire tra la Lega di Salvini e la Russia, ma ci sono le calorose dichiarazioni di amicizia nei confronti della Cina di personaggi come il leader serbo Aleksandar Vucic, che bacia la bandiera cinese, l’ungherese Viktor Orban, elogiatore ossessivo della solidarietà di Pechino, ed il nostro ministro degli esteri Luigi Di Maio, che organizza una diretta Facebook per accogliere a Roma l’aereo cinese che porta  aiuti al nostro paese. Di Maio coglie anche questa occasione per ribadire con forza la giustezza del contestato accordo sulla via della seta, che tanto ha irritato il nostro alleato oltre oceano. Si potrebbe anche aggiungere lo sperticato elogio  del presidente leghista lombardo Attilio Fontana nei confronti del reparto militare russo che in Lombardia ha bonificato, e per questo dobbiamo esserne comunque grati , 120 strutture che ospitano anziani. Un fatto che dovrebbe rimanere positivo senonché trattandosi della presenza di un reparto militare russo sul suolo di un paese della Nato, questo ha finito per destare sospetti tanto che la missione russa è cessata con un accordo tra i due stati maggiori,  italiano e russo, con tanti ringraziamenti da parte nostra. Da queste vicende però si può trarre una qualche convinzione, che potrebbe meglio  delineare quanto sta avvenendo nella politica europea ed italiana. La prima constatazione che va fatta risiede nell’ interesse ,che a questo nuovo scenario introdotto dalla presenza della Russia e della Cina – non certo campioni di democrazia- sulla scena internazionale, viene prestato da forze populiste dichiaratamente di destra come la Lega e  quelle rappresentate da Vucic e Orban ( sia la Serbia che l’Ungheria per il centro studi americano Freedom House non sono democrazie) sia dal quel pezzo dei 5Stelle ,con simpatie chiaramente a destra,  come quello guidato da Luigi Di Maio. Quindi senza trarre conclusioni definitive qui si vuole avanzare una domanda. Il populismo, di qualunque natura, anche quando si definisce né di destra né di sinistra come i 5Stelle,  ha forse alla fine un inevitabile sbocco chiaramente di destra pur senza  dichiararsi a favore di “una democrazia illiberale” ( sicuramente un ossimoro) come Orban ? E’ l’uso sconsiderato della demagogia, dell’anticasta, dell’antipolitica, il rifiuto  dei pesi e contrappesi propri di una democrazia rappresentativa, la ricerca di una nuova rappresentanza con vincolo di mandato, che fa saltare il ruolo determinante di un libero parlamento, queste sono tutte spie di una presenza del virus illiberale nei tanti populismi di casa nostra. Anche questo è un avvertimento che l’emergenza del Covid-19 sta facendo emergere insieme finalmente al recupero della necessità della competenza in politica e della scienza nel campo del governo della nostra  fragile società.