NECESSITA’ DI UN’ ALTERNATIVA

di Pierluigi Castellani

Con il trascorrere dei giorni appare sempre più inadeguata l’azione del governo Meloni nell’ affrontare le complesse questioni ,che riguardano il nostro paese. Non si tratta di  un problema di classe dirigente ma soprattutto di visione politica.  L’incerta politica economica, contrassegnata dal solo elargire  temporanei bonus, visto le scarse risorse disponibili, a questa o a quella categoria cara al centrodestra, la mancanza di una politica industriale, che non lasci fuori l’Italia dalla ricerca tecnologica avanzata e dalla ricerca di nuovi materiali necessari per stare al passo con gli Usa, la Germania e la Cina, cui ancora siamo tributari  per le rinnovabili ed altro, fanno permanere il nostro paese in una paludosa stagnazione come dimostrano alcuni recenti dati Istat sul rallentamento della crescita e sull’aumento dell’occupazione. Ma a tutto questo non si contrappone un’opposizione, che riesca a proporre ambiziosi disegni alternativi con uno sguardo sul futuro e non solo sul presente. Le esternazioni dei leaders delle opposizioni, tranne che sul terreno comune del salario minimo, appaiono balbettamenti, che nulla riescono a scalfire  di quel favore nei confronti del governo, che si nota nei sondaggi forniti quotidianamente dagli istituti di rilevazione. Il problema che comunque incombe sulle opposizioni è sulla natura della piattaforma alternativa da proporre, sulla base di quali valori è necessaria nutrirla ed a quali corpi sociali rivolgersi per aggregarli in un comune destino. Giustamente è stato osservato che non basta dire di no alle proposte della maggioranza, serve chiamare gli italiani ad impegnarsi verso la costruzione di una nuova politica, che tenendo conto delle urgenze del presente  offra pure speranze per il futuro. La Schlein ha osservato che siccome la destra ha vinto le elezioni facendo la destra, la sinistra deve fare altrettanto facendo la sinistra. Questa osservazione  non tine conto che in Italia mai la sinistra ha vinto, tranne che in alcune elezioni locali, e mai ha conquistato il governo del paese da sinistra. Quando ha vinto ha vinto il centrosinistra con l’Ulivo di Prodi, che è riuscito a creare quella larga coalizione che ha consentito la vittoria. L’affermazione della Schlein non tiene conto di alcuni fattori. Il primo dei quali è che l’elettorato tradizionalmente di sinistra, cioè quello operaio, non esiste più. Giustamente ha osservato Zygmunt Bauman : ” quello che un tempo era l’elettorato socialdemocratico si è dissolto nella folla dei consumatori solitari, ignari di qualsiasi interesse comune che non sia quello di contribuenti” E qui c’è già una utile indicazione. E’ sul terreno delle politiche fiscali, che combattono le disuguaglianze sociali, che può trovarsi un terreno comune da arare oltre che sulla sanità e istruzione pubbliche. Infatti come ha già osservato Vincenzo Visco in un suo recente saggio, di cui si è data nota su questo giornale, è proprio sulla politica fiscale che si alleano classi sociali  che possono produrre blocchi sociali uniti da comuni esigenze di giustizia e di equità economica. E c’è poi quel corposo segmento sociale ,che nel nostro paese si interpone tra la destra e la sinistra, che non riconoscendosi nell’estremo bipolarismo, diventa fluttuante tra i due estremi. E’ qui che va ricercata un’alleanza che riesca ad unire quelle che appaiono solitudini, ma che hanno medesime quotidiane esigenze di una serena e dignitosa vita, che assicuri salute ed istruzione e che faccia sperare nel futuro. Alzare lo sguardo oltre il presente, coltivare sogni, questo deve offrire una politica alternativa alla destra, che invece alza muri e barriere e che troppo attenta al fluttuare dei sondaggi scade nel più demagogico populismo perdendo di vista anche il quadro internazionale sul quale va coltivata una duratura pace per tutte le nazioni. Ci vorrà forse tempo per tutto questo, ma come rinunciare a costruire qualcosa di duraturo anche per le generazioni del futuro.