UNA NUOVA STAGIONE POLITICA

di Pierluigi Castellani

Una volta superata l’emergenza del coronavirus sarà possibile una nuova stagione politica italiana che superi la conflittualità esasperata del passato? E’ questa la domanda ,che,  in questi giorni di relativa convergenza tra maggioranza ed opposizione per vincere la guerra contro il covid-19,  emerge nelle aspettative degli italiani dopo aver tutti accolto con favore l’alto ammonimento del Presidente Mattarella ad affrontare uniti il nemico pandemico ed a superare la crisi sociale ed economica che ne sta derivando. Qualche segno positivo può essere registrato. Il voto unanime del parlamento per lo scostamento di bilancio, i toni diversi usati dal capo del governo nei confronti dell’opposizione e la disponibilità alla collaborazione a cui un Berlusconi dialogante ha trascinato anche il riluttante Salvini, la diversa Europa che si sta profilando con i propositi enunciati dalla presidente della Commissione UE Ursula von der Leyen, il nuovo quadro internazionale che vedrà, con il tramonto di Donald Trump, l’America di Joe Biden riprendere la tradizionale politica USA di un forte legame con l’Europa abbandonando l’unilateralismo trumpiano per riprendere la strada di un multilateralismo dialogante e costruttore di pace. Tutto questo fa ben sperare anche se occorrerà superare le difficoltà insorte in questi ultimi giorni che si frappongono al 20 gennaio 2021, data di insediamento del nuovo presidente americano. Trump, che sembra oramai deciso ad abbandonare la Casa bianca, sta facendo di tutto per avvelenare i pozzi a chi verrà dopo di lui, acuendo i conflitti soprattutto in medio oriente. Infatti sappiamo bene che il sovranismo con la sconfitta di Trump non è scomparso dalla faccia della terra. La tentazione nazionalista rimane, e non sempre sottotraccia, come il pericolo di una semplificazione del potere con una torsione autoritaria ed illiberale alla democrazia. Lo stanno facendo la Polonia e l’Ungheria mettendo in difficoltà l’Europa che stenta a dare il via speditamente all’accordo già raggiunto sul recovery fund. Non si potrà costruire una nuova stagione politica se non vengono isolate e sconfitte queste tentazioni isolazioniste che possono intralciare il futuro dell’Europa. Bisognerebbe che tutti si riflettesse  su alcune raccomandazioni che un filosofo come Jacques Maritain scriveva nel lontano 1936 alla vigilia della tragedia della seconda guerra mondiale quando nel delineare il necessario pluralismo nella società democratica raccomandava a tutti che si coltivasse , pur nel pluralismo, un sentire comune , la chiamava “amicizia civile”, sulle cose di fondo per trovare “significato da una cooperazione più o meno stretta per oggetti concreti e determinati – si tratti del bene comune della città politica, alla quale gli uni e gli altri apparteniamo rispettivamente, o del bene comune della civiltà temporale nel suo insieme”. Altrimenti il pluralismo genera conflittualità e la conflittualità può sfociare nella vittoria di una fazione sull’altra generando una pericolosa egemonia. E come questa egemonia può generare totalitarismo  la storia del novecento ce ne ha mostrato qualche pericoloso esempio.