UNA NUOVA YALTA?

di Pierluigi Castellani

Non sembra arrestarsi la guerra in Ucraina. Nonostante tutti gli sforzi diplomatici, anche di paesi terzi come la Turchia e Israele, le distanze tra la posizione ucraina e  quella russa non si stanno accorciando e il tanto invocato stop alle armi non si sta realizzando. Continuano i bombardamenti russi sulle città e l’assedio a Mariupol, importante porto sul Mar d’Azov , si stringe fino a soffocare questa città che appare sempre più come  un trofeo che Putin vuole sbandierare. I missili e le bombe russe continuano anche a colpire i civili, tra i quali si contano pure bambini. Il mondo tutto sta assistendo a questo infuriare delle forze armate russe su di una popolazione e su un paese la cui colpa è solo l’aver reclamato il rispetto della propria indipendenza e sovranità. A nulla sono  valsi i forti richiami all’immediato cessate il fuoco da parte di Papa Francesco e di altre personalità religiose. Piovono sull’Occidente le  accorate richieste di aiuto del presidente ucraino Zelensky ed i suoi avvertimenti sulle possibilità che il conflitto possa estendersi ad altri paesi fanno pensare con preoccupazione che Putin voglia estendere il suo interesse ad altri paesi considerati naturali zone d’influenza russa. Per questo torna alla memoria l’accordo che i grandi dell’alleanza, che sconfisse Hitler, siglarono a Yalta nel lontano 1945. Con quell’accordo fu stabilito che la parte orientale dell’Europa fosse di pertinenza della Russia mentre quella occidentale sarebbe rimasta all’Occidente. Quella linea di demarcazione delle rispettive zone di influenza segnò anche il confine della guerra fredda, che , è innegabile, ha assicurato anche la pace lasciando però paesi come la Polonia, l’Ungheria, Bulgaria, Slovacchia , Repubblica Ceca , Germania Orientale e paesi baltici, ora facenti parte dell’UE, sotto il tallone dell’Unione Sovietica. Da qui sorge la domanda che molti si stanno facendo in Occidente: Putin vuole tornare a Yalta o vuole che quel patto venga riscritto con altri e più precisi confini ? Per ora non c’è nessuno che possa offrire una convincente risposta. Ma questa convinzione permane sospesa nell’aria nel mentre si assiste a questa guerra, che sembra non aver alcune senso anche rispetto agli interessi reali dei russi. In Russia, almeno nelle grandi città, è diffusa la necessità di una maggiore internazionalizzazione in termini economico-finanziari,  ma anche di stili di vita e di interessi culturali, per un grande paese come la Russia. In questo modo invece Putin costringe il suo paese ad isolarsi dal resto del mondo e non può certamente bastare la stretta di mano tra il nuovo zar russo ed il presidente cinese  Xi Jinping , perché prima o poi anche i cinesi si accorgeranno che è pericoloso schiacciarsi nella difesa di Putin per un paese come la Cina la cui  economia è interdipendente dall’internazionalizzazione dei commerci, essenziale per i suoi prodotti esportati in tutto il mondo. Ed allora quale Yalta vuole far rivivere Putin in questo ventunesimo secolo ? Molte barriere sono oramai cadute ed i muri prima o poi , come è già avvenuto a Berlino, vengono abbattuti.