Edilizia, “In Umbria nessun segnale di ripresa”: grido d’allarme delle associazioni

“Nessun segnale di ripresa” per il settore delle costruzioni in Umbria, ma anzi “prosegue e si intensifica la crisi che sta continuando a travolgere un numero sempre crescente di imprese, soprattutto quelle più strutturate”: a denuncialo nel corso di una conferenza stampa congiunta nella sede di Ance Umbria, le principali associazioni di categoria del settore delle costruzioni in Umbria (Ance, Cna Costruzioni, Confartigianato Edilizia, Arucpl-Legacoop, Confimi, Aniem).
I rappresentanti delle associazioni hanno fatto il punto sulla situazione “drammatica” del comparto lanciando però anche alcune proposte. I dati “di una crisi ormai consolidata”, presentati come Cassa Edile di Perugia e quindi relativi alla provincia di Perugia, parlano di un 60 per cento di calo di ore lavorate, di imprese più che dimezzate (erano 3.013 nel giugno 2008 sono 1.484 nello stesso mese di quest”anno), di un numero di operai passati da 13.754 nel giungo 2008 a 6.606 nel giugno del 2015. Numeri alla mano, dunque, le associazioni di categoria hanno denunciato una situazione, “in costante peggioramento”.
Quello che preoccupa un comparto ormai “piegato”, ha commentato il presidente dell”Ance Massimo Calzoni, “e” il fatto che a pagare il prezzo più alto siano le imprese più organizzate e regolari”.
Calzoni ha proposto alcune soluzioni, da quelle strutturali e da mettere in campo a livello nazionale da parte del governo (“defiscalizzazione immobiliare e un più deciso intervento su opere pubbliche”) fino a quelle più concrete e “da fare subito”, ha detto.
Per il presidente di Ance Umbria “i lavori già appaltati e finanziati, in Umbria parliamo di 1 miliardo di euro totali, devono essere messi subito in campo”. Calzoni ha ricordato in particolare che della Perugia-Ancona “è stato fatto finora solo il 20 per cento di lavori che dovevano essere finiti invece nel 2011”, mentre “120 milioni di euro è la cifra che riguarda gli interventi bloccati dalla soprintendenza che per una piccola regione come la nostra non sono pochi”.
Su come poi appaltare questi lavori, sottolineando “ostacoli derivanti da pregiudizio e grave sottovalutazione della situazione del settore da parte delle stazioni appaltanti pubbliche”, Calzoni ha avanzato una proposta a nome delle associazioni sedute al tavolo: “Le norme in vigore danno la facoltà all’amministrazione appaltante di procedere con appalti semplificati per poter così sostenere le imprese locali”.
Tradotto, Calzoni chiede di limitare le procedure aperte “per non far venire da fuori imprese che subappaltano e poi non pagano le imprese locali o per non affidarci solo alla fortuna del sorteggio”.
“Qui da noi non si sta facendo niente mentre altre regioni si stanno adeguando”, ha inoltre commentato Maurizio Giovannoni, presidente Aniem Umbria. “Scordiamoci l’edilizia privata – ha proseguito – oggi deve ripartire il pubblico, alla svelta e in maniera intelligente, con lavori che devono rimanere in Umbria e quindi chi ci governa qualcosa deve studiare”.
A Giovannoni ha fatto eco Alvaro Gasparri, presidente Confartigianato Edilizia Umbria, affermando che “in alcune
regioni mettono limite per le procedure negoziate”: una maniera per “non perdere le nostre professionalità”.
Andrea Bernardoni, di Arucpl-Legacoop Umbria, ha parlato di un’Umbria “con poche risorse ma che vanno moltiplicate”.
Pertanto, per “non far fare più strage di quel poco che resta del settore”, il presidente di Ance e quello di Cna Costruzioni Umbria, Mario Riccioni, insieme hanno annunciato che da ora in avanti “sarà fatto un monitoraggio continuo” soprattutto delle procedure “perché in molti casi costano più degli appalti”, con l’obiettivo “di fornire così strategie a chi ci amministra e controllare che queste poi vengano effettivamente ascoltate”.

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