Il turismo in Umbria perde colpi

Calano i turisti in Umbria. Forse dovuto all’onda lunga del terremoto. I dati forniti dal servizio turismo della Regione Umbria che riguardano il primo semestre 2017 parlano chiaro. Rispetto allo stesso periodo di riferimento del 2016 si sono registrati 225.271 arrivi e 557.004 presenze, con una variazione percentuale del -12.38% negli arrivi e -10.76% nelle presenze rispetto. Maggiore il calo dei flussi dei turisti italiani, pari al -18.27% negli arrivi e -13.44% nelle presenze, rispetto a quello più contenuto dei turisti stranieri, pari al -0.57% negli arrivi e -6.84% nelle presenze.

In merito alla distribuzione media dei turisti, il 58.8% ha preferito soggiornare in strutture alberghiere, mentre il 41.2% ha preferito alloggiare in strutture extralberghiere. L’indice di utilizzo medio delle diverse tipologie ricettive risulta, a livello regionale, pari al 15.6% (-12.01% rispetto al 2016), il comparto alberghiero evidenzia un’occupazione media del 27.0% (-12.10%); mentre nell’extralberghiero si registra un’occupazione media del 9.7% (-10.60 %). Tuttavia, negli alberghi il calo di turisti è di -12.79% negli arrivi e -13.43% nelle presenze, determinato dal maggiore calo dei turisti italiani (-18.94% arrivi e -15.60% presenze), rispetto a quello più contenuto dei turisti stranieri (-0.82% arrivi e -9.70% presenze). Negli esercizi extralberghieri si registra complessivamente una diminuzione del -11.62% negli arrivi e -7.77% nelle presenze; anche in questo settore è più sostenuto il calo dei turisti italiani (-17.09% arrivi e -10.67% presenze) rispetto ai turisti stranieri (-0.08% arrivi e -4.24% presenze). Relativamente ai flussi turistici dichiarati dalle strutture ricettive umbre nel periodo da gennaio a giugno 2017 si sono registrati 881.903 arrivi  e 2.117.445 presenze, con una variazione percentuale rispetto allo stesso periodo 2016 pari al -22.25% negli arrivi e -14.23% nelle presenze.

L’assessore regionale al turismo Fabio Paparelli, commentando questi dati afferma: “Il movimento turistico in Umbria presenta ancora alcune criticità, anche se si colgono segnali di ripresa a macchia di leopardo sul territorio regionale, in particolare per quanto riguarda la permanenza media e l’incremento di arrivi e presenza in alcuni comprensori, che speriamo possano diventare più marcati a luglio ed agosto, mesi in cui solitamente aumentano i flussi turistici in tutta la regione”. E poi entrando più nel dettaglio spiega: “A livello regionale diminuiscono i flussi dei turisti italiani, ma, ad esempio, nel Comprensorio Trasimeno va letto positivamente l’aumento degli arrivi di italiani negli alberghi, pari al +12.74%, determinato in prevalenza da turisti provenienti da Basilicata, Calabria, Friuli V.G., Molise, Puglia, Lombardia, Sicilia, Toscana, Trento, Marche, Lazio. I turisti italiani sono tornati anche negli alberghi dell’orvietano (+8.28%) e negli esercizi extralberghieri della provincia ternana, dove si evidenzia un aumento del +13.00% negli arrivi e +24.60% nelle presenze. Per quanto riguarda i turisti stranieri – continua Paparelli – , si registra un incremento consistente negli alberghi dell’assisano (+18.79% arr. e +20.50% pres.), del tuderte (+19.24% arr. e +16.75% pres.), e una crescita dei soli arrivi nell’orvietano e nell’amerino. Nel settore extralberghiero aumentano gli stranieri nell’assisano (+4.17% arr. e +0.26% pres.), nell’eugubino (+7.25% arr. e +6.19% pres.), nel ternano (+4.23% arr. e +1.58% pres.), nell’amerino (+21.23% arr. e +7.36% pres.), mentre aumentano solo gli arrivi nell’orvietano (+11.93%). Si tratta quindi di dati positivi per il turismo in Umbria – ha concluso Paparelli –, soprattutto se paragonati a quelli del 2016 che è stato un anno straordinario per arrivi e presenze sul territorio regionale”. Altri dati forniti riguardano la permanenza media che si attesta nel complesso sui 2,4 giorni (+10.32%); è di 2.0 giorni negli esercizi alberghieri (+9.06%) e di 3.2 giorni negli extralberghieri (+11.70%).  Mentre per quanto attiene alla provenienza dei turisti stranieri al primo posto si collocano gli Stati Uniti, seguiti da Germania, Regno Unito, Paesi Bassi, Cina e Francia.

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