Legge elettorale, scontro nel gruppo del Pd, punto di rottura sui piccoli partiti di maggioranza

E scontro fu. Oggi burrascosa riunione del gruppo consiliare del Pd, alla presenza del segretario regionale Giacomo Leonelli, sulla nuova legge elettorale. Il punto di rottura è stato quello relativo alla rappresentatività dei partiti minori della maggioranza. Un gruppo di consiglieri ha sostenuto la necessità che ci sia corrispondenza tra i voti e i seggi con una percentuale minima di consensi pari al 3%. Una posizione che, però, cozza con quella di un’altra parte del Pd secondo cui per il bene comune è possibile assegnare i seggi anche a chi ha meno del 3%.

Davanti all’inconciliabilità delle due posizioni, è stata riproposta l’ipotesi del doppio turno che, alla luce delle ultime schermaglie, pare riscuotere una simpatia maggiore rispetto all’accoglienza tipieda di qualche settimana fa. Per uscire dall’enpasse di chi chiede di entrare in consiglio anche con percentuali più basse del 3%, nello specifico i partiti più piccoli all’interno della maggioranza, una parte del Pd ripropone l’ipotesi del doppio turno così da tornare a parlare con tutti i partiti, anche con quelli di minoranza che caldeggiano questa ipotesi.

Doppio turno che si sposa con la questione della governabilità. C’è chi propone in alternativa, per la coalizione che non raggiunge la soglia minima del 40% dei consensi, il ricorso al proporzionale puro senza premio di maggioranza.

Al termine della riunione Leonelli ha diramato una nota in cui esprime “grande preoccupazione”. Dalla riunione, ha spiegato il segretario regionale “è emersa la mancata condivisione su come modificare la legge elettorale, rispetto invece a quanto stabilito nel corso dell’ultima riunione della Direzione regionale del partito. Dalla Direzione era infatti stato indicato un percorso ben preciso, che andava verso la scelta dell’introduzione della preferenza di genere, l’abolizione del listino e indicava un’ampia prevalenza per il collegio unico regionale. Il nulla di fatto della riunione odierna, invece, rischia di minare la credibilità dell’intero Partito democratico dell’Umbria, che, attraverso i suoi organismi designati attraverso il meccanismo delle primarie, aveva largamente condiviso il percorso che stiamo portando avanti, anche tramite le riunioni dei circoli, e l’introduzione di una legge elettorale con quelle precise caratteristiche. Il tergiversare oltre, per di più nella non facile fase storica che sta attraversando la nostra regione significherebbe di fatto assumersi la responsabilità di frenare le istanze di rinnovamento di cui il Partito democratico con i suoi organismi cerca da tempo di rendersi interprete”.

Insomma la sintesi intorno alla legge elettorale sembra ancora difficile da trovarsi.

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