Omicidio di Meredith, il pg, “Amanda e Raffaele sono colpevoli” e “concede” uno sconto di 3 mesi, domani la sentenza

“Nessun errore nel processo d’appello bis, Amanda e Raffaele sono colpevoli”. Per il procuratore generale della Corte di Cassazione i due, ormai ex, fidanzati sono responsabili del delitto di Meredith Kercher e vanno condannati. L’accusa che ha tenuto ieri la sua requisitoria, ha chiesto di confermare quindi le condanne già inflitte ai due in Corte d’Appello ma di ridurre la pena di tre mesi ciascuno perché uno dei reati minori è prescritto. Il procuratore generale, Mario Pinelli, ha chiesto dunque la condanna a 28 anni e 3 mesi per Amanda Knox e di 24 e 9 mesi per Raffaele Sollecito.

Nella sua requisitoria, il pg ha  promosso la decisione della Corte d’Assise d’Appello di Firenze. Quel verdetto per il procuratore Pinelli “ha fatto buon governo delle indicazioni della Cassazione e delle norme di legge” e per questo “la motivazione è corretta”.

Secondo l’accusa “tutte le figure di questa storia sono inserite in una ricostruzione perfetta, come in una foto di Cartier-Bresson dove ogni particolare trova la sua corrispondenza”. Il magistrato ha ripercorso tutta la storia focalizzando i dettagli più importanti. Ha parlato della deposizione di Amanda Knox “resa come se giocasse una ideale partita a scacchi, immaginando una linea difensiva come se sapesse di venire incriminata: non a caso ha detto di aver sentito un urlo e di aver pensato a una violenza sessuale”.

Pinelli ha definito “indifendibile” la tesi della Knox secondo cui sarebbe “rientrata nell’abitazione dove tutto era a soqquadro e c’era sangue, di non essersi spaventata e aver fatto la doccia”.

“Amanda e Raffaele – ha proseguito il pg Pinelli – fuori dall’abitazione di via della Pergola, la notte dell’uccisione di Meredith stazionarono all’esterno senza chiamare i carabinieri. I due tergiversarono e si attivarono solo nel momento in cui furono costretti a farlo, cioè quando ci fu l’arrivo inaspettato della polizia. La prima telefonata fu alla sorella di Sollecito, anziché al 112 come avrebbe dovuto essere”.

Smontata anche la tesi che la vittima abbia cercato di difendersi. “Non vi fu alcuna colluttazione – ha detto il procuratore generale – a meno che non si voglia definire colluttazione la difesa di una vittima su cui infieriscono tre persone”.

Di avviso opposto i difensori di Amanda secondo cui “in questo processo ci sono grandi incertezze, molti elementi imprecisi e gravissime violazioni del diritto di difesa”.

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