Il Pd apre il capitolo “Regionali”, pronto a discutere delle primarie

PERUGIA – La direzione regionale del Pd Umbria apre il capitolo “regionali”. Lo fa mettendo sul tavolo spunti per una visione per l’Umbria, qualche nodo da sciogliere e la convinzione che “il mondo è cambiato” e che è urgente e necessario “superare la crisalide”, come da esortazione del segretario regionale Giacomo Leonelli. Questa mattina nella sala Grifo del Parco Hotel di Perugia si è tenuta la direzione regionale.

L’intervento introduttivo del numero uno del Pd Umbria è stato preceduto da una doverosa premessa dedicata al metodo e ai passaggi che attendono il partito umbro e sulla delicata partita della vertenza Ast.

“Ieri – ha detto Leonelli – abbiamo partecipato a una mobilitazione di portata storica, in cui un’intera città, la cui compostezza e determinazione deve essere di esempio, e un’intera regione si sono strette intorno al futuro di una comunità. Noi c’eravamo – ha aggiunto – come eravamo a Nocera Umbra, ad ascoltare i lavoratori della ex Antonio Merloni, come saremo alla Marcia della Pace. Siamo dove dobbiamo essere, perché siamo un partito che ha scelto di non abdicare alla sua funzione di stare dove i nostri tratti indentitari ci dicono di stare. E sempre di più dobbiamo ritrovare l’orgoglio di esserci, di essere dalla parte dei deboli, non come altri non pervenuti o che si sono limitati a qualche uscita folkloristica”.

“Dobbiamo, inoltre, ringraziare – ha sottolineato il segretario – i vertici istituzionali per aver lavorato affinché si avesse la percezione chiara che la vertenza acciaierie non si esaurisce nei confini della città”. Ora, “nelle settimane che verranno, nelle quali andremo verso un orizzonte ancora non chiaro, dobbiamo sostenere con sempre maggiore forza le istituzioni e il governo per una soluzione, dobbiamo giocare fino in fondo questa partita, cercando di portare a casa il miglior risultato possibile”.

Evitando, in primo luogo, che “il costo della ristrutturazione – ha sottolineato la presidente della Regione, Marini, intervenuta sul tema – sia fatto pagare unicamente alla sfera dei diritti e dei salari, non solo sul fronte degli esuberi ma anche in relazione a quanto si chiede a chi rimane”. E puntando l’attenzione sul dibattito intorno alle politiche industriali, un dibattito tutto politico e per niente tecnico.

Qualche parola il segretario l’ha dedicata anche al percorso che il Pd Umbria seguirà verso le regionali di marzo. “I lavori di oggi – ha sottolineato – si inseriscono in una tempistica ben definita. Abbiamo pensato che dare la certezza di un processo sia un segnale di maturità, così come invertire il modello con il quale si arriva alle decisioni. Spesso siamo stati abituati – ha spiegato – a prendere decisioni all’ultimo momento o mettere intorno al tavolo poche persone o in alternativa e in assenza di un accordo a fare le primarie, usandole un po’ come i calci di rigore e non come profilo indennitario riconosciuto nel nostro statuto”.

“Oggi – invece – facciamo una direzione particolare. Ci sarà una relazione del segretario che verrà riportata ai segretari di circolo. Nei giorni che seguiranno i circoli avranno il compito di discutere sul futuro della regione, sulle sue prospettive, sui vettori su cui investire, per avviare una discussione complessiva. Abbiamo bisogno di far tornare protagonisti i nostri circoli. Se non lo facciamo, se non coinvolgiamo nelle decisioni i livelli di base, sarà sempre più difficile avere un partito con gambe robuste nel territorio”.

Nel percorso avranno un ruolo importante “i questionari compilati in occasione delle primarie delle idee, più di 2mila”. “E’ giusto – per Leonelli – dare il segnale che quando si ascolta il nostro popolo le indicazioni vengono tenute in considerazione, compito importante per chi oggi milita nel Pd e non in un’associazione culturale e per un partito che ha preso in Umbria, il 25 maggio, il 50% dei consensi e che si candida a governare essendo rimasto l’unico interlocutore politico. Punto di caduta di questo percorso sarà l’assemblea regionale che sarà convocata per metà novembre”. Si è ipotizzato di svolgere l’assemblea regionale l‘8 novembre.

Nella sua relazione il segretario ha definito l’Umbria una terra “ferita”, attraversata da profonde crisi  culturali e sociali oltre che economiche, una regione “che vive pericolosamente da anni” e che necessita di un cambio di paradigma.

“La percezione diffusa – ha sottolineato – è dunque di una regione-crisalide. Che vede ormai irrimediabilmente chiusa una fase storica somma di vocazioni (pubblico e servizi a Perugia, industria a Terni, piccola e media impresa lungo l’asta del Tevere, turistica in molti piccoli comuni) che portavano alla sufficienza un equilibrio socio economico regionale, e che non ha ancora il necessario slancio per aprirne una nuova dove protagonista non potrà che essere una nuova fase di regionalismo, ancora troppo frenato dalle dinamiche di campanile e ancora tutto da costruire”.

“La sfida di costruire una nuova identità regionale – assicura Leonelli – non può che spettare a noi. Una nuova identità che muova innanzitutto dai temi della difesa e dello sviluppo”. Difesa delle persone, del lavoro, dei servizi, nell’uguaglianza delle opportunità e passando attraverso un piano regionale per il lavoro, attraverso l’idea della qualità e della selettività del servizio e un nuovo concetto di “efficienza solidale”.

C’è poi il grande tema della crescita e dello sviluppo, da sostenere attraverso una programmazione innovativa dei fondi europei, la cui destinazione abbia una ricaduta efficace; con il “coraggio di mettersi in discussione, di non nascondere la polvere sotto al tappeto rispetto a ciò che non funziona, di rovesciare il tavolo se serve, anche rispetto a pratiche consolidate: come per esempio i premi di produzione nelle pubbliche amministrazioni”. A tal proposito il segretario Leonelli ha posto l’attenzione sulla politica remunerativa dei dirigenti regionali arrivando alla sintesi che per una regione piccola come l’Umbria ci sono troppi dirigenti e troppo onerosi.

Poi ha sottolineato come la Regione abbia mantenuto i conti a posto e servizi di qualità, su tutti la sanità, abbia praticato un riformismo avanzato seppur con qualche difficoltà, abbia semplificato e snellito la macchina amministrativa, abolendo ad esempio i vitalizi, non abbia alzato le tasse.

Leonelli ha parlato anche di un rinnovamento della componente del consiglio regionale. Per i più si è trattato di uno “sparare nel mucchio” anche se la sensazione di molti è che Leonelli, che è già arbitro, voglia indossare anche la maglia da giocatore titolare alle prossime regionali e che quindi usi il tema del rinnovamento per testare il terreno.

Dagli interventi che sono seguiti alla sua relazione è arrivata la sollecitazione ad approfondire e ad aprire quanto più possibile il dibattito, franco, senza ipocrisie e al contempo al riparo dalle strumentalità o da ritualità logore, intorno a quanto è stato fatto, a quanto si sarebbe potuto fare e ai vettori di sviluppo, per definire un orizzonte chiaro di cambiamento; dibattito che dai circoli dovrà guardare alla società regionale, cercando di tenere il punto sulla necessità di salvaguardare la credibilità e l’autorevolezza del Pd e delle istituzioni in cui il Pd porta responsabilità di governo, in primis la Regione dell’Umbria.

La sfida, per la presidente Marini, è capire come salvaguardare il ruolo di enti di programmazione delle Regioni, in particolare in una regione piccola come l’Umbria, in tempi di profondi mutamenti. “Non possiamo permetterci – ha detto – di diventare delle super-province amministrative”. Il primo passo, per il Pd, sta nella “condivisione dell’analisi”. Quindi nel riconoscimento di alcuni tratti identitari, dalla coesione sociale ai temi della parità e dei diritti civili, nella ricerca di una innovazione robusta in una dimensione europea. Del resto “siamo quelli che più di altri – secondo Marini – hanno coltivato e fatto crescere una cultura del cambiamento”. Nella consapevolezza di star “facendo un esercizio complesso, che ha bisogno di saperi, idee, il coraggio di abbandonare porti certi, di cultura riformista, di rigore nella gestione della cosa pubblica, di capacità di guardare alla dimensione non solo locale, non solo regionale, non solo nazionale, di ricevere stimoli all’innovazione”.

In tutto questo “il Pd dell’Umbria – sottolinea Marini – non può essere riconosciuto all’esterno come un partito che alimenta una lotta tutta interna. Il tema non è essere disponibili o meno ad ascoltare: solo chi è miope non si pone il tema di valutare quanto fatto, quali meriti e quali limiti, anche individuali in una fase di personalizzazione della politica”.

Il dibattito sulle primarie, dunque, si farà, “ma prima di tutto dobbiamo assumere la responsabilità di valutare fino in fondo se siamo nelle condizioni di affrontare con forza le sfide che ci attendono e la capacità di portare avanti i nostri progetti”.

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