San Costanzo a Perugia, tanta gente per le celebrazioni ufficiali

PERUGIA – «Spesso mi sono domandato: se san Costanzo tornasse fra noi, cosa direbbe a noi, alla sua città di Perugia e all’Umbria? E cos’è nel pensiero di Dio una città? La città, secondo la Bibbia, è il luogo dell’incontro degli uomini fra loro, il luogo della dimora di Dio con gli uomini». Sono gli interrogativi che si è posto il cardinale Gualtiero Bassetti all’inizio della sua omelia pronunciata nella cattedrale di Perugia, il pomeriggio del 29 gennaio, alla solenne concelebrazione eucaristica della festa di san Costanzo, vescovo e martire, patrono della città capoluogo di regione e dell’Archidiocesi. Insieme al cardinale hanno concelebrato l’arcivescovo emerito mons. Giuseppe Chiaretti, suo predecessore sulla cattedra di san Costanzo, al vescovo emerito di Gubbio mons. Mario Ceccobelli, che il 29 gennaio ha ricordato il 13° anniversario di ordinazione episcopale, e all’abate benedettino Giustino Farnedi dell’Abbazia di San Pietro, vicario episcopale per la vita religiosa nell’Archidiocesi. Concelebranti anche numerosi parroci e religiosi alla presenza dei rappresentanti delle Istituzioni civili della città e della regione e di numerosi fedeli.

L’unità della città e la famiglia al completo – Il cardinale Bassetti non poteva non esprimere gioia e gratitudine per la moltitudine di popolo di Dio che ha partecipato ai festeggiamenti in onore di san Costanzo, nel dire, all’introduzione della celebrazione: «Sono contento perché in questi nove anni di episcopato ho visto crescere l’attenzione, l’interesse, la devozione nei confronti dei nostri Santi patroni Costanzo ed Ercolano. La festa di Costanzo, che si è aperta ieri pomeriggio (il 28 gennaio, n.d.r.), ha avuto una grande risonanza con tantissima gente che ha partecipato alla processione della “Luminaria” in preghiera e in un bellissimo clima di festa. Anche questo contribuisce all’unità della nostra città, della nostra Diocesi e non soltanto per parte dei credenti, ma anche per parte di tutta la società civile, perché i nostri Santi non hanno fatto distinzione e sono stati in tutti i sensi, nel religioso e nel civile, defensor civitatis e lo possiamo dire con fierezza, noi perugini, parlando di Costanzo e di Ercolano. E saluto le autorità presenti, civili perugine e regionali, accademiche, giudiziarie e militari; la famiglia, vedete, è al completo!»

San Costanzo testimone del Vangelo dinanzi ai poteri violenti del suo tempo… Divorzio fra fede e cultura – «Dice san Paolo agli abitanti di Filippi: “comportatevi da cittadini degni del Vangelo” ( Fil. 1,27-30). Il Vangelo – ha proseguito il cardinale nell’omelia – è dunque una buona notizia per la città, il Vangelo produce vita buona. Ed io stasera vi invito a mettervi in ascolto del Vangelo! San Costanzo ne è stato testimone dinanzi ai poteri violenti del suo tempo. Purtroppo oggi da tanti il Vangelo è ridotto ad opinione; se volete, una delle tante proposte etiche di questo tempo. Si sottolinea un divorzio fra fede e cultura, quando si afferma che altro è la fede, altro è la vita; altro è il Vangelo e altro è il modo di pensare e di operare del mondo, a cui si dà quasi sempre ragione. Se questa è la mentalità corrente, fratelli e sorelle, allora, è davvero necessario ritornare alle nostre radici. Come far sì che la fede superi il drammatico divario con la vita? Come far si che la fede testimoniata di Costanzo ed Ercolano diventi cultura, modo di pensare e di agire e continui ad alimentare come sorgente d’acqua viva la nostra vita?»

Il Vangelo principio dinamico di onestà nella politica, nell’economia, nella scuola, nel mondo del lavoro…«San Costanzo – ha ricordato Bassetti – fu vera “sentinella” della nostra città. Anche oggi i cristiani, la comunità ecclesiale, hanno bisogno di essere sentinelle della propria fede. La fede ha bisogno di trovare comunità fervide, parrocchie vive, sotto la guida dei loro pastori; la fede ha bisogno di “testimonianze” cristiane solide, e coerenti. Purtroppo per troppi, che portano il nome di Cristo, la fede invece di trasformarsi in testimonianza, in opere di amore e di vita, rimane un ricordo da cui spesso si finisce per prendere le distanze. E spesso invece di essere la sentinella e la custode dei nostri giovani, così problematici e pieni di interrogativi – penso, ad esempio, ai tanti ragazzi del dopo cresima – si addormenta e si spegne. Così la maggior parte dei nostri giovani sono affidati ai falsi, illusori e mortificanti miti di una cultura miope e senza anima. Penso alla prima cellula in cui la fede dovrebbe diventare vita: la famiglia. Ma come può il Vangelo diventare principio dinamico di onestà nella politica, nell’economia, nella scuola, nel mondo del lavoro, nelle molte infrastrutture del vivere sociale, se già in famiglia viene Censurato e perde visibilità? Cari genitori, di chi e di che cosa siete sentinelle nella vita familiare? Di quali valori siete testimoni nelle vostre case? Quale cultura, quale mentalità respirano i figli? Quella liberante del Vangelo o quella mortifera degli idoli muti, contro cui lottò san Costanzo: idoli impastati da mano d’uomo?»

Una Chiesa antica, ricca di doni, per rispondere alle grandi sfide – «Fratelli e sorelle, siamo una Chiesa antica – ha evidenziato il presule –; e per questo ricca di doni per dare, anche oggi, corpo alla profezia; per rispondere alle grandi sfide: dire Gesù Cristo, rivelare il Signore della vita alle generazioni bussano, cercando le ragioni del futuro. Mi chiedo, ancora: come trasformare la gloriosa memoria di san Costanzo in coraggiosa profezia? Come annunciare alle genti, alle giovani generazioni il Signore della vita e della storia? (li incontro così numerosi in cattedrale, spesso li interpello).

Nostalgia per una Chiesa giovane – «Qualcuno mi ha detto: “Lei sente la nostalgia dei giovani!” No, correggo: avverto la nostalgia per qualcosa di più: la nostalgia per una chiesa giovane! Dicevo poc’anzi, siamo una Chiesa antica e le radici ramificate sono garanzia della vitalità dell’albero. I problemi della nostra diocesi e della nostra città sono tanti, ma noi in questa amata terra, fecondata dal sangue di san Costanzo e sant’Ercolano continueremo a spargere i semi di Dio, annunziando il Vangelo e cercando di comunicare a tutti la vita buona che la Parola di Dio ci dona. I nostri santi Patroni, la Vergine delle Grazie, aiutino e sostengano la nostra speranza».

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