Terni, Pmal, sindacati sul piede di guerra, disertano la cerimonia del cambio del direttore

TERNI – Organizzazioni sindacali sul piede di guerra al Pmal, al Polo militare armamento leggero meglio conosciuto come ex fabbrica d’Armi, tanto da disertare la cerimonia del cambio del direttore in programma per domani (il colonnello Ezio Vecchi prenderà il posto del colonnello Gabriele Ghione). La decisione di Rsu, Cgil, Cisl e Uil è maturata “in considerazione del perdurare dei problemi interni, dello stato di incertezza relativo alla riorganizzazione del Pmal  e coerentemente con la mobilitazione posta in essere fino a ora”.

I sindacati contestano “la proposta di ridimensionamento sia in termini di organici che di funzioni, formulata dallo Stato Maggiore dell’Esercito (un taglio lineare di 100 unità dalla attuale P.O.), in totale contrasto con quanto affermato sia dai decreti legislativi che dallo stesso Ministro della Difesa e confermano le valutazioni negative che le organizzazioni sindacali nazionali hanno in ogni sede rappresentato sulla legge di revisione dello strumento militare, che, nel tentativo di ridurre i costi, ha solo tagliato  posti di lavoro civili e militari, senza realizzare alcun tipo di risparmio e lasciando inalterate ampie aree di privilegio”.

“Oggi – fanno sapere Cgil, Cisl Uil e Rsu – a fronte di una pianta organica di 451 unità, la forza effettiva scenderà progressivamente, a 300 unità circa alla fine del 2015. A quella data, avverrà  una notevole riduzione della capacità produttiva dell’Ente e il depauperamento del prezioso know how acquisito, con la conseguente mancanza di supporto logistico alle Forze Armate impegnate sia in patria che all’estero”.

I sindacati del Polo nel dare la loro disponibilità ad un serio e costruttivo confronto con la nuova direzione, “esortano – si legge in una nota – gli enti locali e tutti i rappresentanti delle forze politiche al rispetto degli impegni presi durante gli incontri istituzionali e la recente campagna elettorale. Tutto ciò non può che suscitare nelle organizzazioni sindacali una forte preoccupazione, e la determinazione ad opporsi a tale deriva con tutti i mezzi a propria disposizione, compreso lo sciopero, allo scopo di evitare la fine di quella che è considerata la seconda realtà industriale del territorio, nonché, per usare le parole del Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, una “eccellenza delle forze armate da tutelare”.

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