Uscita di Perugia da Centralcom, è scontro a distanza tra Comune e Regione

E’ scontro istituzionale tra Comune di Perugia e Regione sul caso Centralcom. Con l’approvazione in Commissione Bilamcio, l’amministrazione di Palazzo dei Priori si tira fuori dalla società pubblica regionale che ha il compito di sviluppare le reti digitali in tutta la regione. L’assessore Francesco Calabrese motiva questa decisione con l’obiettivo della nuova giunta “di una rinnovata progettualità sul versante della digitalizzazione delle città di Perugia” e annuncia che è allo studio un nuovo progetto che mira a portare la banda ultralarga in tutte le case dei perugini “con zero spese per i cittadini e per l’Ente”. Un progetto da 40 milioni di euro finanziabili con bandi europei o project financing.

L’assessore regionale all’innovazione, Fabio Paparelli critica duramente la decisione. “L’uscita annunciata del Comune di Perugia dalla società Centralcom, in relazione alla costituzione di Umbria digitale, società in house del sistema pubblico regionale, che ha come mission principale la digitalizzazione della Pubblica amministrazione umbra – dice Paparelli – produrrà esattamente gli effetti opposti a quelli dichiarati dall’assessore del comune di Perugia, Calabresi. Le conseguenze, sarebbero infatti, oltre a possibili danni erariali da verificare, anche l’impossibilità di sfruttare le potenzialità connesse alle infrastrutture realizzate con fondi pubblici, per collegare le Pubbliche Amministrazioni, ai fini della banda ultralalarga nelle case dei cittadini e nelle imprese della città”.

Paparelli dopo aver ricordato “una recente pubblicazione de ‘Il Sole24Ore’ pone l’Umbria ai primissimi posti per la digitalizzazione della pubblica amministrazione”, sostiene che “uscire da questo processo virtuoso non produrrà nulla di buono per i cittadini perugini, né per il sistema delle imprese o tantomeno per i lavoratori di Umbria digitale”.

“L’annunciato recesso del Comune di Perugia da Centralcom/Umbria Digitale – fa notare Paparelli – inoltre presenta diversi profili problematici in ordine alla stessa attività amministrativa. Il Comune di Perugia recederebbe da una società in house di cui è socio ed alla quale è stato affidato il compito di responsabile del procedimento, progettazione preliminare, definitiva ed esecutiva, coordinamento della sicurezza, espletamento dei procedimenti autorizzativi, svolgimento della fase finale di esecuzione dei lavori, direzione lavori e prestazione assistenza legale. Questo recesso farebbe venire meno il presupposto dell’affidamento in house, sicché il Comune di Perugia avrebbe pure l’obbligo di procedere alla revoca/recesso dall’affidamento, in quanto è venuto meno il suo presupposto”.

“Sia in caso di revoca che in caso di recesso dall’affidamento – continua Paparelli – la società Centralcom avrebbe comunque diritto ad un indennizzo. In assenza della revoca/recesso dall’appalto in house, Centralcom si dovrà tutelare sospendendo i lavori in corso, e chiedendo il risarcimento dei danni. Con conseguente responsabilità erariale da valutare. Parimenti la Regione Umbria, che ha erogato il finanziamento sul presupposto del completamento delle rete regionale, dovrà valutare se procedere in autotutela a revocare il finanziamento”.

“L’auspicio dunque – conclude Paparelli – è che il Sindaco Romizi voglia prendere in mano la questione ed aprire un confronto tecnico di merito, volto ad affrontare le questioni poste ed evitare conseguenze penalizzanti per la stessa città di Perugia”.

Durissima la replica dell’assessore Francesco Calabrese: “Il comunicato dell’assessore Paparelli, che si distingue per l’arrogante ed insultante propaganda sbracata sino alle minacce, fa subito capire quanto agevole il dialogo che si è presentato con quel livello istituzionale.
Mi limito a ribadire quanto spiegato ogni volta e quante volte e con quanti incontri, a lui, agli uffici regionali, all’amministratore unico di Centralcom, sino all’assemblea del 24 ottobre scorso, dove ho anche provato a far inserire una clausola statutaria che ci consentisse un tempo ed uno spazio di soluzione condivisa delle legittime questioni poste per tutelare primari interessi della città che rappresento. E mi riferisco, ancora una volta, alle compatibilità tecniche e giuridiche della nostra progettualità su Perugia con la missione di una società in house come Umbria digitale, che necessitano inevitabilmente di precisazioni ed alcune rinnovate previsioni che riguardano sia lo statuto che i patti parasociali della nuova società consortile”.

“Senza quelle – dice Calabrese –  sarebbe impedito (tantopiù con questo socio di maggioranza che si distingue nel comunicato di Paparelli), lo sviluppo di una missione decisiva per le prospettive di Perugia. Scaduti i 15 giorni che il codice civile consente per esercitare il diritto di recesso nel caso di trasformazione di una società, rimarremmo in definitivo ostaggio di una situazione incompatibile ed alla mercé di un’altrui benevolenza che pare sempre più difficile anche solo immaginare”.

L’assessore Calabrese invita la presidente Marini a sottrarre “questa vicenda dal clima da campagna elettorale che la sta condizionando e richiami il suo assessore ad una visione più articolata ed ampia dell’Umbria, che va ben oltre Terni, dove, ad esempio, con Umbria Digitale arriviamo a destinare 12 milioni di risorse pubbliche, lo ripeto, 12 milioni, per realizzare il preteso datacenter unico regionale. Tanto per dirne una. Quel recesso è inevitabile, come inevitabile per Regione e Comune di Perugia dal giorno successivo sedersi intorno ad un tavolo per ritrovare una rinnovata sintesi, anche societaria, non oltre il mese successivo. Magari recuperando, nel frattempo, il dovuto profilo istituzionale”.

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