Via libera al Prina, piano regionale integrato per la non autosufficienza

Il consiglio regionale dell’Umbria ha approvato, con 16 voti favorevoli e 8 astensioni, il nuovo Prina (Piano regionale integrato non autosufficienza). Relatore dell’atto è stato il presidente della Commissione Sanità e Servizi sociali, Massimo Buconi, che ne ha illustrato in Aula le caratteristiche e la dotazione finanziaria. Ai 5 milioni e 854mila euro destinati all’Umbria dal Fondo nazionale per la non autosufficienza, si aggiungono 4 milioni di risorse regionali, di cui 2 per la quota sociale, che saranno erogati direttamente ai Comuni, con almeno il 20 per cento riservato all’assistenza domiciliare. In totale si tratta di 9 milioni e 854mila euro destinati alla non autosufficienza.

Risorse Il nuovo Prina, la cui finalità è quella di garantire l’attuazione dei livelli essenziali delle prestazioni assistenziali in favore delle persone non autosufficienti, può contare sul ripristino del Fondo nazionale per la non autosufficienza, che destina in Umbria, per il 2014, la somma di 5 milioni e 854mila euro, a cui si aggiungono ulteriori risorse regionali per 4 milioni di euro (di cui 2 per la quota sociale), che portano il totale a 9 milioni 854mila euro. Per la prima volta 2 dei 4 milioni di fondi regionali sono destinati direttamente ai Comuni, cui spetta l’accertamento delle condizioni necessarie e dei requisiti per il sostegno alle persone non autosufficienti e alle loro famiglie, e almeno il 20 per cento dei due milioni dovranno essere destinati alla domiciliarità.

Il tratto distintivo del nuovo documento – è scritto in una nota di Palazzo Cesaroni – si ravvisa proprio nel rafforzamento del sostegno all’assistenza domiciliare, ritenuta maggiormente utile e funzionale sia per le famiglie che per le strutture sanitarie.

Vi sono, infatti, minori costi per le aziende sanitarie e si viene incontro a una tendenza che si è acuita con la crisi economica, quella delle famiglie che decidono di tenersi a casa le persone non autosufficienti anziché tenerle ricoverate e destinare la loro pensione alle strutture che li ospitano. Sarà attuata una strutturazione diversa del semiresidenziale per tutte le categorie della non autosufficienza e, laddove possibile, una riconversione di posti residenziali in semi-residenziali oppure nei cosiddetti “ricoveri di sollievo”, per i casi di familiari che non possono seguire a casa i congiunti non autosufficienti per motivi di lavoro o altri e che quindi necessitano di ricoverarli.

In Aula, l’assessore regionale al Welfare, Carla Casciari, ha rimarcato il fatto che “sono previsti 2 milioni per la quota sociale da destinare direttamente ai Comuni per dare un sostegno più diretto alle famiglie con persone non autosufficienti, di cui il 20 per cento,  pari a 400mila euro, per servizi di prossimità alle famiglie, dando così un forte impulso alla domiciliarità, con due sperimentazioni: la prima è volta a garantire la condizione di vita indipendente a persone con disabilità che possono gestire in modo più autonomo la quotidianità attraverso strumenti alternativi a quelli standard, con la massima attenzione ai giovani disabili; la seconda è rivolta agli anziani fragili, attraverso l’aiuto alle famiglie che hanno difficoltà a riaccoglierli dopo le dimissioni dalle strutture socio-sanitarie.

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