Partito delle tessere o partito delle idee

di Pierluigi Castellani

Il presunto calo dei tesserati del Pd, rivelato da Repubblica, ha stimolato un interessante dibattito sulla forma partito che ha coinvolto dirigenti e semplici militanti . Parlo di presunto calo perché in molti circoli il tesseramento non è neppure iniziato e ne fa fede lo scrivente, che ancora non ha potuto rinnovare la tessera del 2014. Occorre poi tener conto che il confronto con il 2013 non è congruo perchè, come sanno tutti coloro che minimamente fanno vita di partito, nell’anno in cui si fa il congresso le tessere tendono per forza di cose ad aumentare. In ogni caso il tema della forma partito è interessante e certamente merita approfondimento, che credo sarà oggetto di una direzione nazionale del Pd.

Chi comunque invoca un partito di molti tesserati dimentica il fatto che il Pd proprio nel suo dna ha il segno di un partito dei militanti e degli elettori, perché il Pd è nato come il partito delle primarie aperte a tutti. Quindi chi vi ha aderito fin dal suo nascere non può invocare ora un ritorno al passato perché sarebbe come tradire l’impostazione originaria del Pd che ha voluto essere un partito nuovo non già semplicemente un nuovo partito. Ed allora dov’è lo scandalo? Perché anche di questo presunto calo di adesioni al PD se ne fa ancora una volta un’arma contro Renzi? Perché questa nuova strumentalizzazione?

La verità è che ancora una volta quella che viene chiamata la vecchia guardia non riesce ad accettare che il Pd sia il Pd, cioè un partito dove la leadership la si conquista con una ‘apertura agli elettori e non facendo votare soltanto i tesserati ai quali comunque lo statuto del Pd assegna il ruolo della vigilanza, del sostegno e della proposta , non esclusiva, della linea politica del partito. Chi pensa ad un partito in cui contano soltanto i militanti ed i tesserati pensa ad un partito diverso, ad un partito che si fa fine e non già strumento, come direbbe Simone Weil: “ che il partito diventi fine a se stesso. Già in questo fatto c’è idolatria, poiché solo Dio è legittimamente un fine in sé”.

Invece un partito di militanti ed elettori non è semplicemente un comitato elettorale come qualcuno vuol far credere, perché è all’interno del partito che si accolgono e dibattono le idee per farne poi una proposta politica di governo rivolta al paese o ad una comunità e quindi da sottoporre necessariamente al vaglio degli elettori. Un partito diverso è un partito volto all’indietro, che non ha capito l’evolversi della società che ha tanti mezzi di comunicazione, come una grande piazza dove molti si ritrovano , che è insomma una società complessa, che va governata con apertura e con leadership che si siano sperimentate nel consenso reale degli elettori e non già soltanto dei detentori dei pacchetti di tessere come ci ricorda anche un recente passato.

Ed allora che il confronto o il dibattito venga fatto su questioni vere senza strumentalizzazioni e che soprattutto non sottragga nessuno degli interlocutori alla responsabilità che in ogni caso tutti i dirigenti di partito, di maggioranza e minoranza, hanno.

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