Rileggere Montesquieu

di Pierluigi Castellani

La polemica politica, che è nata con il dibattito svoltosi al Senato per la discussione sulle mozioni di sfiducia al governo, ha riproposto ancora una volta il problema del rapporto tra politica e magistratura. La forte denuncia del premier Renzi contro il giustizialismo, rivolta -a mio avviso-soprattutto alle forze politiche che del giustizialismo fanno una bandiera, ha suscitato la piccata e risentita risposta di Piercamillo Davigo, presidente dell’ANM, che ha riproposto le sue tesi nell’intervista concessa al Corriere della Sera del 22 aprile, aggiungendo anche una generica accusa alla generalità dei politici, che – secondo Davigo – “non hanno smesso di rubare, hanno smesso di vergognarsi.”. Così che l’ennesima mozione di sfiducia, ancora una volta respinta, è servita soltanto a riproporre il tema della corruzione in politica, quasi che questa non fosse già nella società. Infatti senza indulgere in alcuna immotivata minimizzazione di quanto emerso dall’indagine di Potenza e lasciando alla magistratura il compito di fare in piena autonomia il proprio lavoro, non si può non guardare con preoccupazione il rilievo che si è dato ad alcuni fatti fino ad interrogare un ministro della Repubblica, la ministra Boschi, sull’iter parlamentare del famoso emendamento ,che avrebbe favorito una società privata e di conseguenza il compagno dell’ex ministro Guidi. Non è certo questo il primo caso di una richiesta di testimonianza rivolta ad alte cariche dello Stato, si pensi infatti all’interrogatorio del Presidente (in carica) della Repubblica Giorgio Napolitano da parte dei giudici di Palermo che si occupano del processo del rapporto Stato- Mafia, ma è certo che in questa occasione si è interrogato il Ministro per i rapporti con il Parlamento su una questione che riguarda un atto di natura legislativa e quindi nella piena disponibilità del Parlamento. E’ da qui il sommesso invito a rileggere Montesquieu, che come si sa è il massimo teorico della separazione dei poteri, uno dei grandi baluardi della democrazia di tutti i tempi. Montesquieu infatti ha scritto che: “ Perchè non si possa abusare del potere, bisogna che, per la disposizione delle cose, il potere freni il potere”. Questa massima ovviamente va letta in tutti i due sensi, sia come monito al potere legislativo,ma anche come uguale e reciproco monito al potere giudiziario perché non travalichi le sue funzioni. E quando si dice che i magistrati debbono parlare con le sentenze non si dice solo un’ovvietà, ma lo si fa anche per rafforzare il ruolo del magistrato, che in uno stato democratico è l’unico titolato a far rispettare la legge. Quindi le polemiche che in questi giorni hanno invaso i mezzi di comunicazione non possono non essere ricondotte a pura strumentalizzazione, spesso venata di giustizialismo, che come si sa è proprio il contrario della giustizia. Per questo l’invito a rileggere Montesquieu va rivolta a tutti ed anche a coloro che a volte tendono a dimenticare che la politica, anche nella sua versione parlamentare, merita rispetto, perché, come disse un Papa, è “la più alta forma di carità”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.