Blitz anti droga, poliziotti mimetizzati nei boschi tra Foligno e Spoleto: “con noi stai come un pascià”

Si sono anche mimetizzati nei boschi sulle montagne tra Foligno e Spoleto gli agenti della squadra mobile di Perugia impegnati nelle indagini sulla presunta organizzazione che è riuscita a immettere sul mercato, in otto mesi, oltre 150 chili di cocaina. Gli investigatori hanno così seguito a distanza le operazioni per nascondere i panetti di droga , spesso di uno o due chili. Recuperandoli non appena gli indagati si allontanavano. Questi – è emerso dalle indagini – non trovando più la cocaina avevano inizialmente pensato a un intervento della polizia, escludendolo però non avendo notato alcun intervento delle forze dell’ordine. In altri casi hanno ritenuto di avere nascosto così bene la droga da non riuscire più a trovarla. L’indagine si è avvalsa anche di pedinamenti e altre attività che hanno portato a individuare quella che è ritenuta un’associazione a delinquere.  Nove di loro si trovano ora in carcere, quattro agli arresti domiciliari e per due c’è l’obbligo di dimora. Quattro, invece, sono ancora irreperibili. L’organizzazione criminale poteva contare su risorse economiche e collaboratori esterni: oltre alla logistica ci si preoccupava di fornire ai collaboratori auto fittiziamente intestate a terze persone, cellulari e case. Poi, in caso di arresto, sempre l’associazione copriva costi dell’avvocato e altre spese, come forma di “ricompensa per la fedeltà”. Gli spacciatori erano  a “tempo determinato”, provenienti dall’Albania, giovani incensurati che arrivavano dall’Albania a spese dell’organizzazione per restare in Umbria pochi mesi, di regola un trimestre, al fine di svolgere le cessioni al dettaglio, con il vantaggio che, anche se arrestati e trovati in possesso di poche dosi, subivano una condanna minima evitando il carcere. Utile e quasi decisiva per il blitz di ieri è stata una donna: l’ex fidanzata di uno degli indagati, la quale nell’aprile 2020, pochi giorni dopo un ingente sequestro di marijuana, confessò agli inquirenti la presenza di un gruppo di cui faceva parte un uomo che aveva denunciato per una serie di presunti maltrattamenti. La donna indicò un’abitazione di Foligno come base di un’organizzazione criminale composta da albanesi e dedita a traffici di stupefacenti in tutta Italia. Non solo, raccontò tutto sui ruoli dei singoli elementi, specificando il “promotore con funzioni organizzative e direttive”. Una organizzazione, quindi, strutturata con ruoli e gerarchie ben definite.  “In galera non ti ci lascia nessuno, mangi e bevi come un pascià, i soldi per l’avvocato ci pensiamo noi”. A parlare all’interno di un’auto in uso all’organizzazione, è uno dei capi che parla con alcuni pusher appena arrivati dall’Albania.