Norcia, l’attesa dopo più di un mese dal sisma. Cinquecento persone ospitate in strutture alternative prima delle casette in acciaio. Rischio fuga

NORCIA – A poco più di un mese di distanza dal sisma del 24 agosto scorso i fiori sui balconi non sono mai stati così belli. La vita continua, nonostante tutto. Nonostante le lesioni sui muri delle case, le finestre chiuse, le porte serrate. Nonostante le ferite dell’anima, l’angoscia legata alla paura di nuove scosse di terremoto, l’incertezza del futuro, l’impotenza e la rassegnazione di fronte alla potenza della natura.

Di sera, però, i fiori non si vedono ed è proprio la sera che si fanno i conti con le proprie angosce: in molti, in troppi, hanno dovuto lasciare la propria casa e il rischio è che il tessuto sociale, già fragile di per sé in un’area montana e con un alto indice di invecchiamento, si impoverisca ulteriormente con l’esodo di nuclei familiari o delle attività economiche. Sta succedendo anche questo e se non verranno adottate rapide ed efficaci misure questa fuoriuscita di linfa vitale dal territorio diventerà inarrestabile.

Ai cittadini interessano poco le sigle con le quali da un mese gli addetti ai lavori devono confrontarsi: DICOMAT; COC, COM, COR, COAR, GTS, CAS, MAP, SEA e via dicendo. Ai cittadini interessano poco le lungaggini burocratiche, i proclami ‘manzoniani’, le statistiche giornaliere. Quello che vogliono sono risposte immediate e concrete ai loro problemi, per non perdersi come comunità, per rimanere uniti, per riprendere quella normalità che il terremoto ha spezzato in 142 secondi.

Tutti sono consapevoli che a Norcia la sera del 24 agosto non ci sono state vittime e quindicimila persone (tra residenti, oriundi e turisti) sono state messe in sicurezza perché la ricostruzione dopo il 1979 e il 1997 ha reso antisismiche le case ma, a distanza di un mese, giorno dopo giorno, scossa dopo scossa, i danni al patrimonio edilizio pubblico e privato sono lì, a testimoniare quanto sia stato devastante il sisma nella città di San Benedetto perché in Umbria sicuramente è Norcia la città più ferita non solo per i danni materiali ma anche per il più alto numero di sfollati. La maggior parte di queste persone ha vissuto per due volte nella vita la stessa drammatica esperienza: perdere la propria casa a causa del terremoto, dover ricominciare da zero. Ed è proprio sulle persone che il terremoto ha scolpito le lesioni più profonde perché gli ha tolto, ancora una volta, i punti di riferimento: la casa, i luoghi di culto, la scuola, i luoghi di aggregazione. Il terremoto le ha disorientate, umiliate e in qualche modo sradicate dai luoghi natii con ripercussioni nell’animo che non vanno sottovalutate. Gli psicologi volontari hanno dato e stanno dando un grosso sostegno alla popolazione per fronteggiare emotivamente questo evento traumatico che, inevitabilmente, ha ripercussioni individuali, familiari e sociali.

Per la cronaca c’è da dire che da questa settimana non saranno più attivi né la tendopoli di San Pellegrino né il Centro di Accoglienza del Palazzetto del Tennis. Intorno a quest’ultima struttura è intenzione dell’amministrazione comunale di Norcia creare un presidio di Protezione Civile facendo confluire su questo progetto le donazioni che stanno pervenendo attraverso il codice IBAN: IT48M0631538580100000300005 attivato presso l’Istituto Casse di Risparmio dell’Umbria SPA – Agenzia di Norcia (causale evento sismico del 24 agosto 2016 – Codice Swift per donazioni dall’estero CRSPIT31010). In questo modo si potrà tenere conto delle diverse istanze provenienti dal territorio: da un lato un centro attrezzato per ogni emergenza, dall’altro la possibilità di aprire alla cittadinanza un importante spazio di ritrovo e di socializzazione all’interno del quale accogliere un centro socio-ricreativo per anziani (uomini e donne) ma anche un polo di attrazione per i giovani, vista la presenza in loco di impianti sportivi e plessi scolastici.

Tuttora sono 220 le persone ospitate nelle strutture ricettive mentre poco meno di 300 nuclei familiari hanno fatto richiesta per usufruire dei CAS, ossia dei contributi per l’autonoma sistemazione. Ma, ad oggi, non è chiaro quando e come questa forma di sussidio verrà erogata a chi ne ha fatto richiesta e questa incertezza crea inevitabilmente qualche tensione.

Quanto ai SEA, le Soluzioni Abitative Emergenziali (un tempo venivano chiamati con più modestia prefabbricati) sono oltre cento quelli richiesti; queste ‘casette’ saranno realizzate in acciaio, poliuretano e legno e, a seconda delle esigenze, saranno da 40, 60 o 80 metri quadrati. Sono già state individuate le aree dove realizzarle sia a Norcia che a San Pellegrino: lì verranno effettuare le opere di urbanizzazione ma i tempi di attesa per la consegna delle chiavi dei SAE di non saranno brevi, si parla della prossima primavera.

Ad un mese dal sisma le luci dei riflettori di TV e giornali cominciano a spegnersi ma i segni del sisma sono ancora lì a cominciare dalle zone rosse a Norcia, San Pellegrino e Castelluccio; alle strade chiuse per il rischio del crollo di edifici pericolanti; al silenzio che in alcuni punti della città sembra surreale, allo sgomento negli occhi delle persone che, nonostante tutto, sono pronti a ricominciare con una priorità: tornare prima possibile alla normalità e fare in modo di rimanere in questa valle perché il radicamento sul territorio è uno dei valori imprescindibili dell’identità della comunità anche perché nei soggetti più fragili (minori e anziani) il trasferimento significherebbe un ulteriore trauma.

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