Ast, al Mise ora si apre la partita vera, ecco cosa ci sarà sul tavolo

TERNI – Ast, si riparte dal Mise e la strada è tutta in salita. Domani pomeriggio a partire dalle 15 si aprirà la vertenza vera e propria. Se il ritiro dei licenziamenti da parte di Thyssen ha fatto tirare un sospiro di sollievo, sindacati e istituzioni hanno ben chiaro che la partita è tutta da giocare e che la multinazionale è un osso davvero duro. Del resto le 15 ore di trattative per arrivare alla firma del “lodo Guidi” la dicono lunga sulla fermezza delle parti a mantenere le proprie posizioni. La Thyssen, che ha accettato la “tregua”, con tutta probabilità ripartirà dal piano presentato il 17 luglio. Quel piano che, se non si raggiungerà un accordo alternativo entro la fine del mese, sarà attuato a partire dal 5 ottobre. Un piano che, per raggiungere il contenimento dei costi quantificato in 100 milioni di euro, è incentrato sul taglio del personale e la chiusura del secondo forno, che significherebbe firmare la condanna a morte dell’Ast.

I sindacati, dal canto loro, si preparano ad affrontare questo mese di trattative con una certa preoccupazione ma con la fermezza delle loro rivendicazioni. Le loro richieste riguardano il mantenimento delle quote commerciali, lo sviluppo attraverso gli investimenti, il consolidamento delle produzioni e dei livelli occupazionali e la salvaguardia di un polo industriale d’eccellenza e strategico del sistema produttivo italiano.

Il Governo con tutta probabilità giocherà la carta dell’energia. Quale sarà la sintesi è difficile ipotizzarlo. Il risultato è tutt’altro che scontato perché non c’è chiarezza sulle reali intenzioni di Thyssen (vuole mantenere Ast a Terni o l’obiettivo è comunque quello di vendere?). Del resto anche il Governo, dopo aver riportato Terni  all’interno di un ragionamento che riguarda la siderurgia italiana nel suo complesso, potrebbe puntare un occhio al tavolo della trattativa con Tk (per tutta la durata della trattativa il Governo eserciterà una attiva azione di monitoraggio) e con l’altro guardare a un orizzonte più ampio (si veda l’incontro tra Renzi e il magnate indiano dell’acciaio Sajjan Jindal, presidente di Jsw Steel http://www.umbriadomani.it/politica-umbria/siderurgia-renzi-incontra-magnate-indiano-dacciaio-terni-nellagenda-premier-14674/).

Ci saranno quindi altri colpi di scena? Difficile dirlo. In questo senso Terni e gli operai dell’Ast sono preparati visto che questa settimana è stata caratterizzata da un susseguirsi di cambi di fronte: domenica il  silenzio del Papa all’Angelus poi mercoledì l’appello forte e incisivo del Pontefice sulla vertenza Ast; giovedì l’avvio del tavolo al Mise con la Thyssen, che per l’occasione ha “scomodato” il capo del personale della divisione Materials della Tk  Marcus Bistram, intenzionata a procedere con i licenziamenti, poi uno spiraglio di apertura, poi di nuovo la rottura e infine alle 7 di venerdì mattina la firma dell’accordo; la Morselli, data troppo frettolosamente per vinta dopo la firma dell’accordo, ottiene una nomina prestigiosa ai vertici di Trenord e quindi molti la vedono già in partenza per la Lombardia, poi la smentita e domani sarà lei a sedere di nuovo al tavolo della trattativa per Ast.

Intanto sulla “piega” che ha preso la vertenza Ast, si registra la presa di posizione del segretario provinciale del Pd, Emanuele Trappolino: “Con la riunione del 4 settembre a Roma – scrive in una nota – e le parole del Presidente del Consiglio, nonché segretario nazionale del Partito Democratico, a Bologna in occasione della chiusura della Festa dell’Unità (“Penso a Terni perché se non riparte la siderurgia non esiste politica industriale” ha detto oggi il premier ndr.) , la questione Tk-Ast entra di fatto in una nuova fase. Quella che di diritto le spettava. A Terni stiamo vivendo una crisi che non è come le altre, ma ha rango e dignità europea. Con questi due passaggi la vicenda ha finalmente avuto il sigillo che le mancava. L’imprimatur che in tanti si aspettavano e che non è, per fortuna, tardato ad arrivare. Da una parte la presenza del responsabile Economia Taddei a Terni, dall’altra la fermezza del ministro Guidi al tavolo delle trattative avevano già rassicurato circa la serietà dell’impegno governativo la comunità locale. Nelle parole di Renzi però – conclude Trappolino – c’è il sigillo di una promessa al Paese, non solo ai lavoratori ternani, di battersi per le politiche industriali italiane. Per un’economia che non è stanca di costruire il nostro futuro”

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