Reddito di cittadinanza, Barberini scopre le carte: ecco gli strumenti da mettere in campo contro la povertà

PERUGIA – Continua il percorso per la costruzione di un Piano regionale per il contrasto alla povertà. In una riunione congiunta di Prima e terza commissione, presiedute rispettivamente dai consiglieri Andrea Smacchi e Attilio Solinas, l’assessore regionale al Welfare Luca Barberini ha fatto il punto sulle iniziative messe a disposizione dal governo nazionale e su quelle a cui sta lavorando la Regione. Barberini ha spiegato che “ai 7-10milioni di risorse nazionali per il Sostegno di inclusione attiva, l’Umbria affiancherà non solo gli 11 milioni del bilancio per il sociale, ma anche 28,5 milioni di risorse del FSE, che per la prima volta possono essere utilizzati; il tutto gestito da un tavolo di governance con tutti i soggetti coinvolti”. La Commissione, quindi, ha deciso di tornare ad approfondire l’argomento nelle prossime sedute, per poi arrivare ad una proposta di risoluzione da portare in Aula.

“Per la prima volta nel nostro Paese – ha spiegato l’assessore Barberini – si dà una risposta strutturale e non emergenziale al fenomeno della povertà con il Sostegno di Inclusione Attiva (SIA) finanziato per almeno tre anni. All’Umbria sono destinati per il 2016 tra i 7 e i 10 milioni di euro per le circa 2500 famiglie con minori e con Isee inferiore ai 3mila euro. La Regione affiancherà al Sia risorse proprie: oltre ai circa 11 milioni di euro che ogni anno il bilancio dedica al sociale, ci sono 28,5 milioni del Fondo Sociale Europeo che verranno utilizzati per strumenti attivi in abbinamento al Sia. Questo perché per la prima volta possiamo usare parte dei 53 milioni del FSE, disponibili per i prossimi 5 anni, per il sostegno alle famiglie in difficoltà”.

Si tratta di risorse derivanti dall’asse dell’inclusione sociale e lotta alla povertà, a cui vanno ad aggiungersi quelle per il sostegno all’occupazione. “Avremo, quindi, molte diverse fonti di finanziamento per la lotta alla povertà: comunitarie, nazionali e regionali. Per questo serve una cabina di regia, un tavolo di governance che metta insieme Regione, Comuni, associazioni, terzo settore e privato sociale per coordinare gli interventi e cercare di cogliere al massimo tutte le possibilità che si presentano. Serve, però – ha detto Barberini – uno sforzo di ingegneria finanziaria e sociale. Con piani sociali di zona e con le risorse che mettiamo a disposizione, le singole zone potranno individuare meglio chi realmente ha bisogno. Il Sia consiste in un sostegno economico condizionato all’adesione ad un progetto personalizzato di attivazione e inclusione sociale e lavorativa, volto all’affrancamento della condizione di povertà. Il fatto che sia finanziato dal Governo per almeno un triennio lascia intendere che questa sia solo la prima tappa di un percorso che prevede tanto l’aumento della platea dei soggetti coinvolti, quanto l’incremento delle risorse finanziarie che per il 2017 e il 2018 per l’Umbria sarà di almeno 10-13 milioni di euro. Intanto il Governo è partito con 747 milioni di euro per il 2016, rivolto alle famiglie più fragili. L’Umbria vuole fare di più perché a questo strumento passivo del Governo la Regione vuole abbinare delle politiche attive per aiutare realmente le persone ad uscire da situazioni di difficoltà. Vogliamo evitare l’assistenza fine a sé stessa e cogliere l’occasione per far uscire definitivamente le persone dal disagio”.

Il presidente Smacchi ha parlato di una “vera e propria rivoluzione. E’ la prima volta che, in maniera strutturale,  si inizia percorso importante di contrasto della povertà. Dovremo dare un segnale forte per migliorare le misure che sono state messe in campo dal Governo”. Scettico Marco Squarta (Fdi): “Mi aspettavo che la Giunta destinasse qualche milione di euro ai poveri umbri. Mi chiedo come sia possibile che su un bilancio regionale di oltre 2 miliardi di euro la Regione non riesca a trovare risorse proprie. È possibile che possiamo far affidamento solo su risorse nazionali e comunitarie? Nell’ultimo assestamento di bilancio abbiamo trovato risorse per acquistare immobili di partecipate per 8 milioni”. Giacomo Leonelli (Pd) ha ricordato la proposta del Pd: “10 milioni di euro per interventi sulla povertà. Ed è doveroso che le istituzioni facciano uno sforzo. Dobbiamo capire che incidenza hanno le misure che attiviamo. Ha senso un nostro intervento solo se ampliamo la platea”. Ha parlato della necessità di “reperire altre risorse” anche Claudio Ricci (Rp) mentre Carla Casciari (Pd) ha sottolineato che “Destinare il 25 per cento del Fse all’inclusione attiva è una scelta politica che molte Regioni non hanno fatto. Ci sono a disposizione 55 milioni per affiancare l’intervento del Governo. Dobbiamo inserire la sussidiarietà in questo percorso per valorizzare il ricchissimo tessuto umbro di associazionismo e volontariato”. Per Maria Grazia Carbonari (M5S) “serve una spending review per ridurre la spesa improduttiva e liberare risorse da reinvestire dove servono. Come Regione potremmo fare molto di più: 600mila euro di premi ai dirigenti, la sede a Bruxelles, sprechi enormi sulle partecipate, frazionamento degli acquisti, riduzione degli incarichi esterni”. Per Andrea Liberati, capogruppo del M5S, la proposta della Regione “è insufficiente anche perché esclude 4 poveri su 5. E’ molto grave che non ci siano risorse da parte della Regione, dei 10 milioni annunciati non c’è traccia. C’è un complicato meccanismo di erogazione. È una copia venuta male della nostra proposta che è universalistica e riguarderebbe cento mila persone in Umbria. Il M5S ha atteso 5 mesi e l’attesa non è valsa. Mi auguro che la Regione si attivi in ben altro modo”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.