RIFONDARE LA SINISTRA. IL RUOLO DEI CATTOLICI DEMOCRATICI

di Pierluigi Castellani

Si parla molto in questi giorni della necessità di offrire al paese una credibile alternativa al governo di destra-centro e per questo si mette in discussione il ruolo ed il profilo del PD da poco uscito da un laborioso congresso, che ha visto, contro ogni previsione, il prevalere di Elly Schlein su Stefano Bonaccini. Ora quindi si affida alla nuova segretaria il compito di rifondare la sinistra , che in Italia, e non solo, sembra aver perso la fiducia del suo tradizionale entroterra elettorale. Le ricette che si prospettano sono molte, ma consiglierei a chiunque si vuole accingere a questa impresa di studiare bene le cause della perdita di fiducia da parte degli elettori nei confronti della forza politica fino ad ora considerata insostituibile perno intorno alla quale aggregare uno schieramento alternativo alla destra nel nostro paese. A tal fine suggerirei la lettura di un testo recentemente pubblicato da Einaudi di Aldo Schiavone dall’emblematico titolo ” Sinistra! Un manifesto”. Secondo Schiavone occorre partire dall’indagare la perdita di fiducia nell’opinione pubblica da parte della politica, perché ” tra politica e sinistra c’è infatti un rapporto consustanziale e biunivoco”.  E’ necessario quindi ridare prima di tutto credibilità alla politica. E questo non lo può certo fare” il populismo , in ognuna delle sue versioni , come una specie di viaggio di esplorazione, azzardato e pericolosissimo, al termine della politica”. ” Stare a sinistra – aggiunge Schiavone –  questo innanzi tutto significa, oggi : riconquistare alla politica lo spazio e il consenso perduti, ridarle sovranità, e con quest’ ultima etica e conoscenza”. A tal fine non c’è da rincorrere ricette del passato, perché non può più identificarsi la sinistra con la lotta di classe essendo sparita nella società di oggi, complessa e frantumata, il riferimento ad una specifica classe. Bisogna ” ricongiungere direttamente in altri termini, sinistra e ( nuova ) eguaglianza, senza passare attraverso il lavoro e il socialismo”. Ed è qui che l’analisi di Aldo Schiavone si fa interessante perché apre a riferimenti, che per un laico, qual’ è lui, possono apparire sorprendenti e insospettabili. Infatti ” la sinistra….ha confuso la fine della lotta di classe con la fine di un atteggiamento critico di fronte alla realtà contemporanea…..solo la Chiesa cattolica è sembrata in parte sfuggita a questa specie di trappola”. Non a caso possiamo ricordare che già Giovanni Paolo II nella “Centesimus annus” nel 1991 aveva segnalato che la sconfitta del comunismo non significava affatto la vittoria del capitalismo. ” E’ inaccettabile – si legge nell’enciclica del papa polacco –  che la sconfitta del cosiddetto ” socialismo reale” lasci il capitalismo come unico modello di organizzazione economica”. Allora l’attenzione critica nei confronti della modernità fa riscoprire a Schiavone la dimensione dell’ ” inappagamento ” come ” un aspetto intrinsecamente politico : anzi, è l’alimento di cui la politica dovrebbe nutrirsi”. Ma è proprio il principio del ” non appagamento” di cui si nutriva il pensiero di Aldo Moro, che ricorda a tutti , che proprio questa è la premessa del riformismo. Allora se tutto questo è vero come riuscire a dare un’anima nuova alla politica progressista? Schiavone, con un ‘ evocazione , forse involontaria, del ” trasformare la specie umana in umanità”  contenuta nel pamphlet “Svegliamoci” di Edgar Morin, non ha dubbi,  suggerisce di tornare all’umano ed a combattere per eliminare o almeno ridurre le diseguaglianze. Ad assumere ” l’eguaglianza come misura dell’umano non come l’intuizione di una minoranza ma come l’autorappresentazione di un’ intera civiltà”. Questo compito lo può assumere solo la sinistra e non la destra, che ” per identificazione deve comunque escludere dalla propria visione una quota di umano che ne resta fuori”. A questo punto c’è da chiederci , ma chi vuole ora accingersi, dopo il risultato delle primarie del PD, a questo difficile compito di rifondare la sinistra come può escludere l’apporto della tradizione dei cattolici democratici, che si ispirano alla dottrina sociale della Chiesa per definizione ” esperta di umanità” ? Da qui discende il ruolo, che i cattolici democratici debbono assumere per rifondare la sinistra, che non può non ripartire dall’Ulivo di Romano Prodi e dal Pd sua naturale filiazione e prendere atto finalmente, che il PD rimane a tutt’oggi una grande incompiuta e  non è certo inattuale tentare ora di portare a compimento questa originale intuizione.