Ast, sullo sciopero operai divisi, domenica assemblea rsu, appello di Renzi, indotto in ginocchio

L’appello al senso di responsabilità dei lavoratori Ast che arrivato dal premier Renzi e dal ministro Guidi, non è caduto nel vuoto, senso di responsabilità che, per altro, da parte degli operai non è mancato in questi 31 giorni di mobilitazione. Dopo le polemiche sollevate sulla prosecuzione dello sciopero, nonostante i passi in avanti che la vertenza ha registrato, e la discussione aperta tra gli stessi operai su come rimodulare la propria protesta, per domenica è stata convocata una riunione delle rsu  di fabbrica. Nonostante l’assemblea di ieri che ha deciso di continuare lo sciopero, oggi si è allargato il fronte degli operai decisi a ritornare in fabbrica o comunque a modulare diversamente la forma di protesta.

“Gli umori sono contrastanti – spiega Claudio Bartolini della Fim Cisl – di fronte all’emergere di queste contrapposizioni una valutazione tra le segreterie dovrà essere fatta”. Per Daniele Francescangeli dell’Ugl metalmeccanici “passi in avanti nella trattativa ci sono stati, ma l’accordo ancora no. Per cui – continua – né Renzi né la Guidi possono spingere i lavoratori a fare qualcosa di diverso da una lotta che finora ha pagato. Saranno gli operai a decidere se mantenere lo stesso peso della lotta o trovare altre forme”.

Questa mattina è stato il premier Renzi a sollevare il tema. “Se prevale la responsabilità, siamo veramente vicini alla soluzione a Terni” ha detto a margine della firma, a Palazzo Chigi, dell’accordo di programma per la riconversione dell’area Ferriera di Servola. Gli ha fatto eco il ministro dello Sviluppo economico, Federica Guidi, che ha  aggiunto “Chiedo un atto di responsabilità da parte di tutti perché c’è l’opportunità di arrivare a una conclusione del negoziato sulle acciaierie di Terni già mercoledì”.

La presidente della Regione, Catiuscia Marini, dal canto suo ha sottolineato come l’accordo che mercoledì torna sul tavolo del ministero “è un significativo passo in avanti e una modifica sostanziale anche rispetto al piano presentato il 18 luglio: contiene gli elementi piu’ importanti per noi come Regione, come Acciaierie e come Terni, in particolare quelli del mantenimento dei volumi produttivi e del mantenimento del secondo forno”. Sullo sciopero dei lavoratori ha rimarcato come “le modalità con cui si sciopera le decidono i lavori all’interno dell’azienda e le organizzazioni sindacali”. “E’ altrettanto evidente – ha proseguito – che oggi stiamo discutendo nel merito di una nuova proposta e quindi tutti noi auspiciamo che si possano articolare in maniera diversa anche le forme di protesta”.

Sul fronte della trattativa il segretario  Fiom, Maurizio Landini, ha fatto sapere che “noi i licenziamenti non li firmeremo mai né a Terni, né mai”. Lo ha detto dal palco di Napoli dove ha concluso la manifestazione indetta per lo sciopero di 8 ore dei metalmeccanici. Più possibilista sulla firma dell’accordo, invece la Fismic: “La lotta dei lavoratori e la mobilitazione dell’intera città hanno permesso di modificare profondamente il piano di sostanziale chiusura annunciato mesi fa della proprietà della multinazionale”.

“Sempre grazie alla loro lotta – continua la Fismic – si mantiene acceso il secondo forno e viene garantita una produzione di un milione di tonnellate di acciaio l’anno; bisogna che questa garanzie vengano ora estese anche alle ditte terze, assicurando anche a loro un futuro occupazionale sereno”. Su queste basi, la Fismic “ritiene che ci siano buone condizioni per concludere, facendo degli ulteriori e piccoli passi avanti sul mantenimento di taluni istituti dei contratti integrativi”.

A risentire pesantemente della situazione sono le aziende ternane dell’indotto. Confartigianato ha chiesto un incontro  al prefetto Bellesini per affrontare la questione e ha inviato una comunicazione agli istituti di credito del territorio chiedendo di poter mettere in atto, anche attraverso la collaborazione del proprio Confidi, “tutti gli strumenti necessari che possano garantire la massima flessibilità operativa alle aziende associate”.

“I danni economici e sociali che si stanno registrando sono ormai rilevanti – sottolinea il presidente di Confartigianato, Giuseppe Flamini – e soprattutto viene messa a dura prova la struttura finanziaria delle aziende terze, causa i mancati e ritardati pagamenti delle commesse da parte di Ast, determinando un aggravamento della situazione complessiva di illiquidità che stanno vivendo le nostre aziende ormai da un triennio”.

 

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