Terremoto, il custode di Sant’Eutizio a Repubblica: “Tanti soldi ma se li sono mangiati”

PRECI – “Quanti soldi buttati nella ricostruzione, tre miliardi e 200 milioni di lire: si sono mangiati tutto”. Sono le parole di Marco, il custode dell’abbazia di Sant’Eutizio, crollata durante l’ultimo sisma, rilasciate a Repubblica. “Il monastero, nato nel V secolo quando un gruppo di eremiti scelse le grotte nella roccia per insediare una comunità, ha incrociato le vite di San Francesco e San Benedetto, ma alla fine del ‘900 era “più o meno come oggi, dopo il terremoto: un cumulo di pietre in rovina”.

Sant’Eutizio e San Salvatore in Campi di Norcia sono anche, come riporta il quotidiano diretto da Calabresi, è al centro ora di qualche polemica. Secondo lo storico Tomaso Montanari le chiese erano state danneggiate ad agosto ma non erano state messe in sicurezza.  “I danni sono molto gravi ma non capisco le polemiche – replica il ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini – è chiaro che aumenteranno i fondi per la ricostruzione”. È stato fatto “un lavoro scrupoloso – aggiunge – dopo il 24 agosto e anche ora. Ma la vastità dei danni comporta che si debbano seguire delle priorità”.

Secondo Repubblica, su Sant’Eutizio di soldi ne sono piovuti molti. Il primo benefattore “fu don Fabrizio – ricorda Marco, il custode – dopo vent’anni di abbandono venne qui e si mise a ricostruire pietra su pietra. Era il ’91. Vivevo in Romagna, un amico mi portò a conoscere questo prete straordinario. Ero disoccupato, mi chiese se volevo dargli una mano a sistemare tutto: non me ne sono più andato. Cominciammo a lavorare, intanto lui raccoglieva le donazioni: spese 600 milioni di lire per rimettere in sesto la struttura, un po’ alla volta”.

I soldi arrivarono poco dopo, grazie ai buoni uffici di don Fabrizio “e dell’allora sindaco di Preci, Alberto Naticchioni, una persona molto in gamba che poi divenne sindaco a Norcia. Ottennero quei 3,2 miliardi per il Giubileo, e nel ’98 iniziarono i lavori”. Ma don Fabrizio morì, il sindaco si trasferì e arrivarono i guai”. Tanti lavori ma nessuno che seguiva i lavori.  E il consolidamento? In zona sismica di rischio così elevato è lì che dovrebbero andare gli sforzi. E invece “non avemmo soldi nemmeno dopo il terremoto del ’97, perché lesionò solo un poco l’abside. Invece si spese per mobili, librerie, cucina attrezzata, quella sì, perfettamente a norma. Per la cucina spesero 80 milioni di lire, comprese le celle frigo in acciaio. Per la struttura hanno messo qualche chiave qui e là, e hanno fatto infiltrazioni di cemento con le pompe, facendo buchi nei muri. Ma adesso, dopo 16 anni, l’abbazia è tornata come prima: un rudere”.

 

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