Un cantiere per il centrosinistra dell’Umbria

di Pierluigi Castellani

Le dimissioni della Presidente Marini ed il conseguente scioglimento del consiglio regionale pongono con urgenza la necessità di ricostruire su basi rinnovate il centrosinistra in Umbria. Certamente questo compito non facile non è agevolato dalla crisi in cui si trova il PD, che dopo il suo commissariamento stenta a trovare la strada per un rinnovato slancio, che lo porti fuori dalle secche dello stallo in cui si trova. La ferita che si è aperta va subito rimarginata e va tentata in tutti i modi una ricucitura di tutte le anime, che più di dieci anni orsono hanno dato vita al PD nella nostra regione. Infatti se un cantiere si deve aprire per ricostituire in Umbria il centrosinistra questo non può non passare da un PD rivitalizzato e consapevole della responsabilità, che gli deriva dall’essere la prima forza politica intorno alla quale può coagularsi un’alleanza di centrosinistra.

A questo fine la prima considerazione da farsi è che il PD deve rivendicare con forza i buoni risultati delle passate amministrazioni di sinistra della nostra regione. Senza il PD ed il centrosinistra l’Umbria non avrebbe potuto vantare la fitta rete di servizi sociali e sanitari, che sono la vera ragione del buon livello di vita che la nostra regione vanta. Se in Umbria non c’è l’emarginazione sociale, che purtroppo si registra in altre parti del paese, se la fitta rete di servizi sanitari e sociali garantisce un lunga speranza di vita, tutto questo non è avvenuto per caso, ma perché sono stati proprio gli obbiettivi di inclusione sociale e di lotta all’emarginazione, che le amministrazioni di centrosinistra si sono dati. Certamente la nostra regione ha sofferto più delle altre regioni del centro-nord la crisi scoppiata a partire dal 2008, ma il sostegno e lo stimolo alle piccole e medie imprese, che caratterizzano la struttura produttiva umbra, non sono sufficienti se da parte sua il governo nazionale non garantisce una politica economica ed infrastrutturale degna di questo nome. E’ evidente che l’Umbria, ma anche l’Italia da sola non ce la può fare a superare il pericolo di stagnazione economica che oggi il nostro paese sta vivendo. E poi il cantiere per un rinnovato centrosinistra in Umbria non può non partire senza chiarire fino in fondo il disagio e le ragioni, che hanno condotto, anche nella nostra regione, vecchi elettori di sinistra a dare il loro consenso alla Lega di Salvini fino a farle raggiungere il il 38% dei consensi. E’ solo la voglia di nuovo, il desiderio di cambiamento, di comunque voltare pagina ? Credo di no. C’è qualcosa di più vero che sta all’ origine di quelle paure su cui l’oratoria semplificatrice di Salvini ha fatto presa. C’è la paura della globalizzazione, di non reggere alle sfide imposte dalla concorrenza su scala internazionale, c’è il timore che gli spazi del welfare vengano ristretti per gli italiani con l’ingresso di chi fugge dalle guerre e dalle povertà del terzo mondo e c’è la paura per la propria sicurezza, che  porta contraddittoriamente non già a chiedere più tutela da parte dello Stato, ma a cedere alla tentazione del fai da te ispirata dalla continua provocazione di Salvini sulla legittima difesa. E’ a questi temi che un centrosinistra inclusivo deve saper far fronte. Deve spiegare con chiarezza che il welfare può essere assicurato non già da un arretramento dello stato come la destra e Salvini reclamano, che la battaglia contro le diseguaglianze e le emarginazioni sociali non la si vince  con l’abbassamento delle tasse ai ricchi – questa in sostanza è la flat tax -, ma con un’ efficace lotta all’evasione fiscale, che certamente i condoni approvati dal governo gialloverde non aiutano . E va ricordato con chiarezza che il tema della sicurezza è il vero obbiettivo di uno stato forte ed efficiente e che l’accoglienza ,imposta dalla solidarietà – questo sì un valore cristiano oscurato stranamente da chi ostenta croci e rosari sulle piazze -, non significa aprire le porte a tutti, ma solo a quanti si è in grado poi di integrare, perché accoglienza ed integrazione vanno di pari passo se si vuole accogliere dignitosamente e se non si vuole facilitare l’indiscriminato arruolamento da parte di chi alimenta la criminalità. E  un  vero cantiere di centrosinistra non  può dimenticare il necessario apporto del cattolicesimo democratico. Ci saranno anche in Umbria cattolici a cui non basta l’ostentazione della fede ma che vivono la fede come testimonianza e che non vogliono farsi arruolare tra le file di coloro che pur dichiarandosi cattolici ostentano distanza, se non aperta contrarietà, nei confronti della predicazione di Papa Francesco ? Credo che ci siano e che non siano pochi. Ebbene a questi cattolici il PD e tutto il centrosinistra debbono offrire una sponda per consentire un loro impegno politico, debbono offrire spazi inclusivi e non marginali. I cattolici in politica non possono essere considerati come la ciliegina da servire da contorno a qualcosa che altrimenti può rimanere insipido, deve essere consentito anche a loro di  essere lievito e sale per una democrazia degna di questo nome.