Dis…corsivo. Le 741 (belle) statuine di Montefalco

NOSTRADAMUS di Maurizio Terzetti / Prendendo 741 statuine di una collezione privata, Montefalco ha condito la sua offerta turistica di fine d’anno con una mostra di miniature di Babbo Natale provenienti da tutto il mondo.

La particolarità di Santa Claus sta nell’imponenza cromatica e nell’aura spettacolare della sua figura, in tutto ciò che esso evoca intorno a sé contendendo l’atmosfera natalizia a tradizioni presepiali da sempre ritenute più autoctone rispetto alle latitudini italiane. E l’Italia, che sta vistosamente sui confini mediorientali e nord africani, se vede darsi una mano anche da Santa Claus, ringrazia e sentitamente fa convivere il San Francesco di Greccio e il San Nicola antesignano di Babbo Natale.

Ma mentre l’iterazione del presepio reca sempre elementi di piccole e grandi novità, la replica di Babbo Natale, per quanto ci si sforzi di personalizzare la sua figura, resta sempre la stessa ed è condannata a pacifiche reazioni di sbadiglio. Preso a sé, Babbo Natale è un flash di indubbia illuminazione degli strati più profondi della nostra coscienza; disegnato, storicizzato nei calendari, visto nelle rappresentazioni ottocentesche, prende il cuore e fa sentire nenie musicali che nessuno di noi ha mai dimenticato.

Ma messo in batteria, invece, come nella mostra di Montefalco, ci perde, non racconta, non evoca, non parla, non suggestiona. Gli manca l’aura che ogni statuina, a sé, pure avrebbe e ha avuto nel suo passaggio dal luogo di fabbricazione alla collezione – pregevole – della signora che ha messo a disposizione le 741 belle statuine di Montefalco. Sono convinto che, nelle stanze in cui è conservata la collezione, il fascino domestico di Babbo Natale in qualche modo si esprime. Ma lì siamo in una sfera privata, dove si conosce e si ricorda nel dettaglio ogni miniatura e, in tal modo, si rende luminosa l’aura che circonda i simulacri di tutti i Babbi Natale raccolti in trent’anni.

Al pubblico, invece, cosa mai può arrivare di tutta questa meraviglia privata? Lo sguardo, generico e disattento, dei cercatori dei Natali in Umbria potrà, al più, portare a casa il ricordo di una affollata foto di gruppo di tardi vecchioni e di panciuti omini animati dalla bonaria consuetudine di farsi vedere e ammirare, ma mai, propriamente, come dovrebbe essere per il Natale, pregare.

Babbo Natale non è oggetto di preghiere, a lui si scrive paganamente e, una volta, tanti anni fa, si doveva anche saper scrivere, senza sprecare i termini, con ossequio ma non con reverenza, un preambolo di buone intenzioni per arrivare a un elenco di richieste molto dettagliate e minuziose.

In questo senso, Santa Claus è molto più moderno e laico di quanto lasci intendere la sua corpulenza e la sua aura romantica: una lettera a Babbo Natale – specie quelle di qualche anno fa – può essere presa come antesignana della comunicazione commerciale, dapprima, e poi, e soprattutto, dell’odierna scrittura di lettere via Internet. Se pensiamo a come sono congegnate le nostre email, il dubbio che il loro archetipo possa essere lo stile smilzo e diretto ad ottenere qualcosa profuso nelle lettere a Babbo Natale non può non venirci.

E così, dato che qui davanti, a Montefalco, ne abbiamo una schiera inanimata ma pur sempre suggestiva come colpo d’occhio d’insieme, il pensiero di una lettera tardiva a Santa Claus mi prende.

In essa scriverei: “Cari Babbi Natale, l’Umbria ha avuto il grande piacere di ospitare una vostra mostra. Di fronte ai tanti personaggi in carne ed ossa che in questi giorni hanno vestito i vostri panni, e che lo hanno fatto nei Comuni della nostra regione, la vostra composta e statuaria compagine ha portato un dono in più alla nostra terra, che però risulta sempre identificabile maggiormente con le scene della Natività. Non abbiatevene a male, anzi, in virtù della vostra pensosa saggezza, forse forse più penetrante di quella dei tre Magi che stanno per arrivare nel presepio, vi chiediamo per tempo, per le festività della fine del 2016, di ispirare a qualcuno, che in Umbria può e conta, di inventare una grande kermesse di tante umane persone abbigliate col vostro costume quanti sono i Sindaci dei Comuni della nostra regione. Che vestendo i vostri panni, i primi cittadini delle nostre comunità locali possano meditare a fondo sulle loro responsabilità e presentarsi all’appuntamento di Natale avendo agito con onestà e responsabilità verso i loro amministrati! Che possano, dunque, portare doni di buona amministrazione e di saggia appartenenza ai loro territori! Che possano, soprattutto, arrivare indenni e integri al prossimo Natale, dopo avere superato con dignità e senso della realtà le ‘Via Crucis’ della prossima primavera, nei Comuni in cui si voterà, e quelle di un anno di fastidiose, opportunistiche verifiche senza fine, nei Comuni dove non si voterà e si vorrebbe solo una normale amministrazione del quotidiano. Grazie”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.