Gli studiosi dei fenomeni sociali annunciano che solo il 5% degli italiani sono personalmente interessati a vivere more uxorio la loro omosessualità.

‘’E’ la nostra Società che cambia: accompagniamola senza contrastarla in maniera antistorica’’. Così ripetono i sostenitori della nuova legge sulle Unioni civili che consente alle coppie omosessuali i diritti e i doveri (quasi) delle coppie unite in matrimonio.

I fautori di quest’ultimo passaggio normativo sul fronte delle ‘’conquiste’ e dei ‘’diritti’’ argomentano anche avvalendosi di un’ormai famosissima espressione di Papa Francesco: ‘’Chi sono io per giudicare…’’. Ed è una replica a chi ancora ritiene che l’omosessualità sia un modo d’essere contro natura. In effetti, sia pure nel contesto di un’Italia che su certi versanti fa fatica a muoversi con la massima velocità, è senza dubbio vero che ormai solo una minoranza di italiani respinge l’idea che possano volersi bene, e convivere, due persone del medesimo sesso.

Il diritto di famiglia nel nostro Paese ha voltato parecchie pagine da quando, nel 1974, venne bocciato il referendum sul divorzio. Oggi siamo al quasi connubio nuziale tra due uomini o fra due donne. Una modifica che, come è noto, non è troppo gradita alla Conferenza episcopale che ha affidato le proprie doglianze a monsignor Galantino. La posizione contraria, o scettica, dei Vescovi impone un’ulteriore domanda: la massa dei cattolici come si schiera dinanzi ad un quadro normativo che ora promette (o minaccia, a seconda dei punti di vista) di tornare sull’adozione del figlio naturale del convivente?

Già quaranta anni fa, in piena era democristiana, le ‘’campagne’’ delle alte gerarchie non vennero accolte dalla maggioranza del popolo. Gli analisti ritengono che anche stavolta, ove partisse un referendum sulle ‘unioni civili’’, la vittoria dei dissenzienti sarebbe tutt’altro che scontata. E non si può nemmeno sostenere che l’eventuale sfida referendaria si avvarrebbe, a favore della legge appena votata dal Parlamento, del gioioso e determinante appoggio dei tanti omosessuali: sul fronte dei numeri pare che non sarebbe proprio così perché gli esperti suppongono di poter annunciare che soltanto il 5% della popolazione italiana è personalmente interessata a far registrare nei Comuni il desiderio di vivere more uxorio. Il 95%, insomma, sarebbe eterosessuale: magari non coinvolta dalla voglia di trasformare la convivenza in matrimonio. E le statistiche aggiungono pure che, se proprio ci si sposa, tendiamo sempre di più scegliere l’ok del sindaco, non quello del parroco.

E l’Italia del ventunesimo secolo. I perplessi dicono che si muove, ma non avanza. Gli altri sentenziano, invece, che progredisce. Libertà di pensiero, naturalmente.

RINGHIO

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